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GianMaria Zapelli elsewhere

Un contributo psicologico
per una vita consapevole,
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La bellezza che ci rende migliori

La bellezza che ci rende migliori

Poche esperienze sono così indefinibili come l’esperienza della bellezza, eppure poche ci trafiggono con così tanta precisione. Non sappiamo spiegare la bellezza, ma la sappiamo vivere.

Non sono il pensiero e la riflessione che ci avvicinano al vissuto della bellezza. Perché la bellezza è un’esperienza che ci arriva da ciò che percepiamo, ascoltiamo, sentiamo. Non è un incontro che utilizza la razionalizzazione cognitiva, né cerca una spiegazione. La bellezza è partecipazione immediata che conquista i sensi. Rivelazione percepita, che invade e sorprende, senza ricorrere a un perché. Se ci occorrono le parole per spiegarci la bellezza, non la troveremo.

Possiamo comprendere perché i Greci sostenevano che ciò che è buono è bello, e viceversa (kalokagathìa), riconoscendo un profondo legame tra la bellezza e l’etica. Perché la bellezza insegna, educa ad essere.

Vivere la bellezza richiede di sottoporsi a una misura. Per farsene invadere occorre fare un passo indietro, occorre sospendere e arretrare dal pensiero, dal proprio io, con i suoi bisogni di capire, di delimitare, di spiegare. Nell’esperienza della bellezza, con la sua immediatezza sensibile, ci ritiriamo dall’egemonia del cogito. La bellezza per essere percepita e vissuta richiede umiltà. E’ esperienza possibile se si è capaci di sottomissione a ciò che si percepisce, all’illimitato e allo straordinario che si riesce a vedere, sentire, vivere, senza poterlo spiegare. Di fronte alla bellezza si tace, ci si ridimensiona.

Così, nel vivere la bellezza, per la sua natura che incanta e ci sottrae potere, se ne sperimenta la sua vicinanza con l’etica, con il buono, perché l’esperienza della bellezza genera rispetto, misura, sentendosi confinati e limitati, rispetto alla natura sconfinata e indelimitabile di ciò che si sta percependo.

Come per il buono, anche la bellezza è un modo di essere. Non vi è bellezza senza uno sguardo che se ne sappia invadere. Sapendosi perdere in ciò che percepisce e sente. Si vive la bellezza attraverso la relazione di accoglienza, deferenza e rispetto verso ciò che si vede e si avvicina. Riconoscendone misure più grandi di sé stessi. Lo stesso atteggiamento necessario per rispettare il mondo, gli altri e la vita.Forse per questo dove manca capacità di vedere bellezza, di essere toccati da misure più grandi di noi stessi, facilmente manca anche rispetto e cura, per ciò che si vive, per le cose che si utilizzano e le persone che si incontrano.

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