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GianMaria Zapelli elsewhere

Un contributo psicologico
per una vita consapevole,
gentile ed etica.

Relazioni tossiche che imprigionano

Relazioni tossiche che imprigionano

Vi sono legami di amicizia o amorosi che sono più tossici che benefici, nei quali si è però imprigionati. Può accadere di riconoscere di essere legati a persone che ci deludono, che ci ignorano o che ci annoiano a morte; eppure, di non recidere questo vincolo. Si è consapevoli del loro contenuto inquinante, depauperante, ma se ne rimane intrappolati, sovente sostenuti una complicità inconscia e anche cognitiva.

Infatti, si osservare all’opera alcune strategie cognitive ed emotive che lasciano imprigionati in un legame tossico.

  • L’inclinazione psicologica che preferisce conservare quel che si conosce, a cui si è abituati, anche se non benefico, all’affrontare esperienze ignote, che potrebbero rivelarsi persino peggiori dell’esistente. Famoso il detto: il timore di passare dalla padella alla brace.
  • La resistenza ad abbandonare l’investimento temporale, a interrompere e “buttare via” ciò che è stato sin a quel momento vissuto. Ci si aggrappa a ciò che è stato costruito insieme, concentrandosi sul sentimento doloroso della perdita, del lutto, e non su quello del benessere e del rinnovamento.
  • La selettività nel considerare i fatti vissuti, con una colorazione emotiva che esagera i lati positivi e minimizza quelli negativi. Alla ricerca di ragioni per conservare un rapporto pur tossico, la mente esalta gli episodi delle esperienze apprezzabili – un regalo o un dettaglio inaspettato – alimentando la speranza che un cambiamento sia possibile.
  • A sostegno di ragioni che consentono di giustificare una relazione tossica, ci si convince che le proprie esperienze siano condivise da tutti: “Tutte le coppie litigano” “Tutte le madri controllano”, “È nomale che il proprio partner sia possessivo”, “È inevitabile che l’amore con il tempo si attenui”.
  • Anche un’attitudine onnipotente ostruisce l’interruzione di una relazione nociva, quando ci si sente in colpa e responsabili dei comportamenti pessimi dell’altro: “Sono troppo sensibile”; Se fossi più interessante”; “Non sono alla sua altezza”. Il sentimento di colpa consente di portare narcisisticamente su di sé le cause del malfunzionamento relazionale e quindi di credersene l’artefice principale.

Potrebbe aiutare nel comprendere quanto una relazione sia tossica, o sia diventata tale, aver chiari due contenuti:

  • cosa di sé stessi sia inviolabile e debba essere conservato intatto nel vivere una relazione, visto che ogni relazione richiede un adattamento all’altro;
  • quali siano i benefici che ci compensano delle rinunce a sé stessi che avvengono in una relazione.

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