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GianMaria Zapelli elsewhere

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Il nostro segreto e l’autenticità

Il nostro segreto e l’autenticità

Affrontando quel che ci accade e quel che viviamo, raramente, molto raramente, non sappiamo dove andare. Raramente, molto raramente, la mente ci lascia senza risposte, smarriti nel dubbio e nell’esitazione. Ma questo non significa che sappiamo anche perfettamente perché stiamo andando nella direzione che abbiamo preso. 

La nostra vita non ci appartiene mai totalmente. Semmai la differenza è quanto ne siamo consapevoli. Coscienti di quanto sia vasta la nostra identità, che riveliamo nelle nostre scelte, nelle nostre decisioni e nelle nostre azioni, più vasta della nostra possibilità di poterla pensare. Sapere della carenza che siamo di noi stessi rende differente quel che si crede di aver compreso.

Siamo infinito, perché siamo ben più di quel che possiamo possedere di noi stessi. Siamo segreto che non possiamo mai disvelare totalmente, perché nell’emozione che ci prende, nel pensiero che ci giunge alla mente, nel desiderio che viviamo dirompente, vi è sempre un po’ di segreto che non sapremo dire.

Possiamo allora sottrarci al nostro infinito, accantonarlo in uno spigolo del cuore, dietro l’armadio che abbiamo riempito con le certezze che facilmente troviamo. E certo trovare serenità, di credere di sapere dove siamo e perché.

Oppure ci tormenta il desiderio di essere autentici, perché pensiamo che la nostra autenticità riguardi tutto ciò che possiamo essere e diventare, convinti che sia da scoprire, nell’infinito che siamo. Ma allora ne abbiamo un itinerario non facile, perché non potremo mai sapere quale sia il confine ultimo della nostra autenticità. Se tutti i gesti che abbiamo siano quelli che possiamo, se le emozioni che proviamo siamo tutte quelle che potrebbero insegnarci, se tutti i pensieri, i luoghi e i tempi vissuti siano al completo di noi stessi. Ci mancherà sempre di poter dire dove arriva la nostra autenticità, perché sappiamo di avere secreti di noi stessi che non potremo sapere, perché sappiamo di avere un cuore e una mente più vasti di quel che di loro possiamo comprendere, perché sappiamo del nostro infinito.

Ma se siamo desiderio di autenticità possiamo accogliere questo sconfinato che siamo, accettarne l’irriducibilità e abitarlo con uno sguardo che non si accontenta, con domande che non si placano, con energia che arriva altrove. Se siamo affamati della nostra autenticità, non sarà raggiungerla totalmente che ci starà a cuore, ma l’instancabile e inebriante sapere di avere dell’altro di noi stessi da scoprire. Senza aver fine.

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