Siamo in equilibrio, per natura, per necessità, i piedi sempre in due scarpe. Ci occorre tenere insieme l’opposto. Ci è indispensabile sentirci singolarità, unicità differente e autonoma dagli altri. Fortezza che consente a sé di dire io e di saperlo protetto. Ma non meno siamo bisognosi di legami, di uscire da noi stessi, di saldarci, di avere appartenenza oltre il perimetro della nostra solitudine.
Cerchiamo legami per dare durata e grandezza al nostro esistere, per essere oltre noi stessi, di più attraverso ciò che ci sta fuori e ci allarga.
Legami con le cose e gli spazi, ma soprattutto con le persone. Un bisogno che viene prima di ciò a cui ci si lega, come la sete viene prima dell’acqua, una cima prima della scalata. Il cuore nasce parziale e poi nella vita cerca di legarsi per rimediare.
Così in un piede l’imprescindibile sovranità dell’io e nell’altro l’imperativa necessità di riempiere l’io di ciò che lo esclude, standosene fuori, distante. Come l’aria è fuori dai polmoni.
Quel che poi avviene in ciascuno è come la vita ci educa, per lo più senza alcuna nostra decisione e sovente consapevolezza, nella scelta dei legami a cui ci affidiamo. Tanto che accade non raramente di ancorarsi in legami soffocanti, dannosi, sbagliati. Ma tant’è. Il bisogno di legarsi s’acceca sul contenuto e sul merito, perché basta averlo uno spazio fuori da sé, oltre il ridotto del proprio io. È così tanta la fame che a volte ci si accontenta di un tozzo di pane stantio, quando si crede che vi sia altro intorno da mettere nel cuore.
I legami che stabiliamo con le case, i luoghi, le persone, con il mondo che non siamo ma che ci occorre saperlo prossimo e a nostra disposizione, crescono e proliferano in noi seguendo rotte che sovente troviamo e comprendiamo dopo averle percorse in lungo e in largo.
Così parrebbe meritare attenzione quale sia la direzione che prendono i nostri legami, da dove proviene la loro necessità, ciò che ci consentono di essere di più e meglio. Fermarsi a volte a fare un loro censimento, di tutto ciò che ci lega e a cui ci sentiamo legati, per calibrare il nostro equilibrio, con i piedi nell’io che può essere senza legami e l’io che invece di legami ha necessità per coraggio e speranze da realizzare.