Un uomo deve attraversare un laghetto. Porta con sé una grossa pietra. Man mano che si avvicina al centro dello specchio d’acqua comincia ad affondare, per il peso del macigno. Ma continua ad andare avanti, cercando malamente e disperatamente di nuotare.
Sul lato del laghetto un passante lo vede e si accorge della sua crescente fatica a stare a galla. Sicché gli urla il suggerimento più ovvio: “Lascia cadere il sasso”.
Ma non viene ascoltato. Mentre affoga, l’uomo con la pietra, riesce a dire le sue ultime parole: “Non posso, mi appartiene”.
Separarsi o trattenere, distaccarsi o preservare, abbandonare o prolungare. Un dilemma presente nella nostra vita più di quanto a volte siamo disponibili a riconoscere. Perché è conflitto occultato che oppone giurisdizioni contrapposte dei nostri bisogni e desideri. E lo sappiamo, la nostra mente, quella a nostra insaputa, non ama complicarsi la vita, di dubbi e incertezze. Preferisce tenersi stretto quel che possiede, quel che crede di aver capito, quel che ha conquistato di fatica e sforzi. Al punto, a volte, da preferire il dolore che questa dotazione produce come conseguenza, dal liberarsene e trovarsi spogliata di ciò a cui ci si era aggrappata: convinzioni, abitudini, atteggiamenti.
Fare un passo indietro, liberarsi di un principio, interrompere un’abitudine, persino abbandonare un legame diventato un’assuefazione, sono gesti tradotti emotivamente come fossero una fatica insostenibile o un pericolo sproporzionato.
Eppure, sovente per poterci arricchire di nuove esperienze, nuovi legami, nuove conoscenze o nuove abitudini occorre sapere lasciar cadere i sassi che portiamo con noi. Per quanto li sentiamo indispensabili, per quanto la nostra mente ci faccia credere possa essere una perdita intollerabile, li lasciamo cadere. Con la lucidità dell’analisi, con il coraggio di una riflessione non subalterna alle paure, comprendiamo che ci stanno facendo affondare, in una vita che sta perdendo l’opportunità di cambiare idee, di trovare nuovi legami, di sperimentare nuove esperienze, di imparare nuove felicità.