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GianMaria Zapelli elsewhere

Un contributo psicologico
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Scegliere la vita che ci precede

Scegliere la vita che ci precede

Di Eraclito: “Ethos Anthropoi Daimon”, il tuo demone, ovvero il tuo carattere, è il tuo destino. La nostra vita è un paradosso: ci appartiene, ma allo stesso tempo noi apparteniamo ad essa. Ne siamo gli autori, eppure ci precede, ci anticipa, come un destino.

I contenuti della nostra identità non sono solo l’esito di scelte consapevoli, di una coscienza che giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, si pone sempre una domanda su quale siano le ragioni che ci inducono a desiderare, scegliere e agire. La nostra mente è anche il nostro demone, perché è memoria di esperienze diventate modi di essere, inclinazioni, spontaneità di pensieri e di comportamenti, abitudini emotive e cognitive, che ci indirizzano in quel che diventiamo. Siamo il nostro passato che ci anticipa il futuro. Rilke ha scritto: “Il futuro entra in noi e si trasforma in noi molto prima di essere accaduto”.

Dunque, in quel che ci accadrà molto è già scritto in quel che siamo stati. Tanto che accettarsi, accogliere chi siamo e riconoscerlo come la nostra condizione d’essere, non riguarda solo il passato da cui proveniamo – accettare chi siamo diventati – riguarda anche il futuro verso chi siamo diretti e che immaginiamo possibile – accettare chi possiamo diventare -. È un aggrovigliato dilemma: tra cosa accogliere e accettare di chi saremo nel futuro come destino che proviene dal nostro passato (ad esempio la mancanza di coraggio che sempre avremo, il temperamento inquieto che non ci abbandonerà), e cosa invece credere di riuscire a poter vivere nel futuro che non sia preceduto e prodotto da chi siamo stati (ad esempio, un coraggio che sino ad oggi non abbiamo mai avuto, una serenità di cui sino ad oggi non siamo stati capaci). È una domanda affatto facile, perché è dietro l’angolo la possibilità di ingannarsi, complice l’inconscio. Di credere di poter avere un futuro nel quale non vi siano i segni del nostro passato, libero e liberato di chi siamo diventati, dalle ferite che abbiamo patito, dalle esperienze a cui siamo sati esposti, dalle culture che ci hanno contaminato e permeato.

Quasi nulla ci accade per caso, perché non ci accadono per caso, ovvero inspiegabilmente, sentimenti, fallimenti, successi, delusioni o gioie. Forse possiamo cambiarci il futuro, liberaci del segno che le esperienze hanno lasciato nella nostra psiche e anche nei nostri neuroni. Forse possiamo cambiare rotta, sottrarci a chi siamo diventati, per vivere nel futuro possibilità che non vengono dal passato. Forse.

Se non di cambiarlo, di certo possiamo cercare di impossessarci del nostro futuro. Quando vi riconosciamo con consapevolezza e accettazione che viene a noi precedendoci, perché porta con sé come abbiamo modellato noi stessi, attraverso ciò che ha scritto la vita nelle nostre capacità, nelle nostre cicatrici, nelle nostre speranze.

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