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GianMaria Zapelli elsewhere

Un contributo psicologico
per una vita consapevole,
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La mente che ci meritiamo o quella che vogliamo avere

La mente che ci meritiamo o quella che vogliamo avere

Il fatto che il cervello sia plastico, che possa lungo l’arco di tutta la vita mutare le proprie strutture sinaptiche, generandone di nuove o eliminando quelle inutilizzate, significa che le esperienze a cui siamo esposti possono avere effetti sulle nostre capacità e abitudini, sulla loro routinizzazione cerebrale. In altre parole, nasciamo con una dotazione biologica di neuroni e di regole di funzionamento, ma le concrete capacità che sviluppiamo sono il prodotto di come effettivamente la nostra mente, giorno per giorno, utilizza questa dotazione, producendo e stabilizzano reti sinaptiche, piuttosto che cancellando quelle inattive, automatizzando modalità di percepire, pensare e sentire la vita. Un circolo tra natura e cultura, tra biologia ed esistenza. Ciò che si vive plasma le reti delle connessioni sinaptiche del cervello, che a loro volta sono le condizioni che influenzano quello che viviamo e come.

Questo significa che questo presente, con le sue specifiche modalità di immergerci nelle esperienze, ha precisi effetti anche sulla plasticità cerebrale della nostra mente. Abbiamo la mente che si è forgiata neurochimicamente, attraverso le esperienze che le abbiamo fatto vivere.

Il cambiamento della mente può avvenire sotto l’effetto di quattro principali condizioni.

  1. Vi è un cambiamento omeostatico, quando la mente cambia senza fatica e senza traumi, perché muta in modo coerente e compatibile con quello che è già diventata. Così si impara a far funzionare un elettrodomestico, piuttosto che a cucinare un nuovo piatto. La pratica e l’esperienza producono mutamenti senza resistenza, perché il cambiamento non deve contrastare abitudini, convinzioni o certezze.
  2. Vi è un cambiamento traumatico, quando la mente subisce un’esperienza di dolore, di sofferenza. In occasioni di dolore e sofferenza la nostra mente è predisposta a memorizzare istantaneamente queste ferite e a ricordarle tenacemente nel futuro, orientando emozioni, pensieri e scelte.
  3. Vi è un cambiamento gaudente, quando la mente vive un piacere ripetuto in più esperienze per un certo tempo. In questi casi si produce una “dipendenza” neuronale, che spinge a desiderare di ripetere quel piacere di gratificazione o benessere già vissuto e sperimentato.
  4. Infine vi è il cambiamento più impegnativo, il cambiamento volitivo, ottenuto con la forza di volontà. Questo cambiamento ricorre all’area prefrontale delle funzioni esecutive, per inibire abitudini e modelli di comportamento che si sono automatizzati nelle reti sinaptiche. E’ il cambiamento più faticoso, perché richiede un conflitto cognitivo, richiede autocontrollo, per adottare comportamenti che il resto della mente non desidera e non vuole avere. E’ il conflitto che si presenta quando vogliamo smettere di fumare, oppure abituarci a leggere la sera, o cessare di essere permalosi. Inoltre, perché abbia effetti questo tipo di cambiamento, perché arrivi a modificare le reti sinaptiche che si erano stabilizzate, con la generazione di nuovi comportamenti, occorre che lo sforzo di autocontrollo sia protratto nel tempo. Tanto più il cambiamento deve contrastare abitudini radicante nei circuiti neurali maggiore è lo sforzo di volontà e di autocontrollo necessario, per opporsi a routine che tenacemente rivendicano di continuare ad esistere. Occorre persistenza e tenacia per soppiantare un’abitudine.

Il tempo in cui siamo immersi, che modifica la nostra mente, sovente si avvale di un cambiamento omeostatico. Come goccia dopo goccia che scava fenditure. Mutiamo invisibilmente, ma profondamente. Si modificano in noi abilità e attitudini emotive. Non solo si insediano nuove abilità, grazie all’esposizione esperienziale che genera nuove sinapsi, come, ad esempio per le abilità digitali. Ma la nostra mente cambia anche tagliando ed eliminando sinapsi lasciate inutilizzare, come, ad esempio, la perdita della capacità di concentrazione e riflessione, in un mondo esperienziale che è privo di silenzio, isolamento e tempo dell’approfondimento. Anche i nostri mondi emotivi, il modo con cui le emozioni ci indirizzano verso le paure o la fiducia hanno una loro biologica educazione esperienziale nel presente che viviamo. Cambiamenti che avvengono senza consapevolezza, che la nostra mente adotta perché esposta alle esperienze che viviamo. Cambiamenti la cui natura biologica è del tutto simile a quella di un primate, che non possiede una mente che potrebbe confliggere con se stessa, che non possiede la nostra area prefrontale che potrebbe opporsi a chi siamo diventati.

Come essere umani abbiamo a disposizione la possibilità di cambiare nella direzione che vogliamo, nei modi che consideriamo migliori, a patto di stringere i denti e di perseverare nel nostro impegno.

 

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