Vi è l’amore sognato e l’amore vissuto. Quello sognato è slancio senza ostacoli, affiatamento smisurato, vissuto che avvolge di sola gioia e intesa perfetta. Quello sognato è senza fatica, complicità che non richiede sforzi e non incontra stanchezza. Quello sognato è senza responsabilità, perché non ne ha bisogno, perché il cuore è flusso che non ha necessità di essere guidato, stimolato, ravvivato. Quello sognato neppure ha bisogno di coscienza, di pensiero, è facile, comodo, entusiasmo senza necessità di impegno. Quello sognato è sognato.
E vi è l’amore vissuto. Quello che ha insieme gioia e affaticamento, reciproca comprensione e deludente occasionale (solitamente) incomprensione. Quello vissuto non è ininterrotto slancio emotivo, ma vicinanza che non è sempre entusiasmante, perché è vicinanza che mostra diversità, differenze, distanze.
L’amore vissuto non è abbandono del pensiero, per la sola ebbrezza emotiva, ma emozioni straordinarie e occasioni (molte) che richiedono di pensarlo, l’amore e il suo perché. Occasioni di fatica, di tedio, di opacità, di disaccordo che richiedono di ancorarsi all’amore, di averlo presente, di sentirlo vivo, non per l’entusiasmo che sta producendo, ma per l’impegno che richiede, per la vicinanza che vuole cura e adattamento; per la complicità che è possibile perché è accudita con attenzione e ascolto. Perché nell’amore vissuto l’altra persona non è mai la parte esatta che completa la propria metà, non è mai il riflesso comodo di tutti i propri desideri.
L’altra persona amata si sottrae alla totalità di un nostro sogno, perché è realtà irriducibile alle nostre emozioni. Nell’amore vissuto la persona amata è da amare. Da ricordarcelo mentre facciamo fatica, mentre ci si divide o si litiga. Da ricordarcelo e sentirlo, che è amore per questo. Non perché è esperienza a cui non dobbiamo pensare, travolgente, ma per l’opposto, perché è vita che si fa insieme, sapendo dell’essere legati e della necessità di questo legame, sapendo che è autentico perché richiede fatica e dà senso alla fatica, perché richiede responsabilità. Perché amarsi è unire ciò che rimarrà sempre un po’ separato.