Un mago dai grandi poteri chiede a un uomo: “Cosa vuoi da me? Sappi che ciò che mi chiederai, lo farò due volte al tuo nemico.” Allora l’uomo risponde: “Strappami un occhio.”
L’invidia è questo, l’incapacità di apprezzare che gli altri siano meglio e più di noi. Meglio un occhio in meno, piuttosto che avere un dono e vedere il doppio di questa gioia nel nemico.
Vi sono persone che non vivono il piacere di trasmettere sinceri apprezzamenti agli altri. Intorno a loro vi è chi realizza con qualità un’attività, chi raggiunge piccoli o grandi successi personali, oppure chi ha un nuovo taglio di capelli. Un mondo che però viene ignorato dagli invidiosi, se non addirittura svalutato.
L’invidia rende parsimoniosi verso gli altri, trova ragioni per criticare, invece che per apprezzare, per vedere cosa manca, invece che per vedere cosa vi è di bello. Nella sua strategia l’invidia ha una funzione: è un meccanismo di difesa. Difende dalla scoperta di quel che siamo. Allontanandoci dagli altri, l’invidia ci evita di incontrare la rivelazione di chi siamo, proteggendoci dal confronto con la bellezza degli altri.