Possiamo anche non chiamarlo inconscio, ma, ad eccezione dei no-vax e dei terrapiattisti, credo sia unanime la convinzione che vi sia un invisibile psicologico, che agisce alle nostre spalle, lasciandoci all’oscuro, più o meno frequentemente, delle reali ragioni dei nostri sentimenti, dei nostri pensieri e dei nostri modi di agire.
Con approssimazione, e certo incompletezza, provo a ricordare, suggerire, qualche ipotesi sulla nostra identità clandestina.
Primo. Inconsapevole e inconscio non sono lo stesso. E’ inconsapevole ciò che ci sfugge quando applichiamo le routine della mente dedicate a ridurci sforzo psicologico. Sono le semplificazioni percettive o concettuali di cui non ci accorgiamo, le conclusioni a cui arriviamo velocemente, lasciando vuoti di analisi senza avvertirlo.
E’ inconscio invece quel contenuto che è finito dietro le quinte quando la sua omissione è stata necessaria per difendere il nostro equilibrio emotivo. Quando siamo esposti a una possibile ferita della nostra solidità psicologica. La manovra inconscia ci protegge sottraendoci a questo potenziale evento, applicando depistaggi difensivi: la rimozione, la razionalizzazione, la proiezione e diverse altra astuzie occultate.
Secondo. Tra ciò che ci è inconsapevole e ciò che ci è inconscio non esiste una soluzione di continuità e una netta differenza. Sono due espressioni della latitanza della nostra consapevolezza, che interpretano la stessa strategia per la nostra sopravvivenza: vigilare e proteggere il nostro equilibrio. Che sia l’equilibrio energetico dello sforzo cognitivo, o quello della nostra autostima, oppure della nostra capacità di tollerare sofferenza, la mente si impone alla nostra coscienza, per soccorrere la nostra conservazione.
Terzo. L’attività inconsapevole o inconscia della nostra mente non è costante. Tanto più viviamo esperienze di fatica cognitiva, di stress, di vulnerabilità, maggiore sarà l’azione del nostro impercettibile angelo custode. Ma l’operosità ignota del nostro cuore dipende anche dalla nostra volontà di tenerla a freno. Come porci un dubbio quando arriviamo velocemente a una conclusione, oppure cessare di accusare e aggredire chi ci mette in difficoltà.
Conclusione. Per lo più l’inconscio non vien per nuocere, semmai il contrario. A volte esagera e l’effetto è peggiore della difesa. Perciò, se non possiamo fare sempre ciò che ci piace, circondati solo da persone che ci amano, possiamo allora interrogarci di più e controllarci quando esageriamo nel difenderci, nella pigrizia del pensiero o nelle paure eccessive.