“Tom era un entusiasta, e quando un argomento che suscitava il suo entusiasmo si dimostrava superiore alle sue forze spesso questo lo rendeva sfiduciato, come se il mondo fosse un posto senza speranza.” (Richard Ford, Infiniti peccati)
Chirurgico come Ford coglie un modo di reagire quando l’entusiasmo si schianta nella delusione, quando non si concretizza il desiderio che lo alimenta. Perché può accadere che una spinta entusiastica verso un traguardo o un’attività sia costretta ad arenarsi, e dover ammettere che il proprio entusiasmo non si concretizzerà nel desiderio che lo animava e appassionava, delusi dalle persone o dalle loro promesse, oppure frenati da ostacoli insormontabili.
È un fallimento nella visione del mondo, nella concezione che si aveva delle sue possibilità. Quali sentimenti sorgono quando si è costretti a questa frenata, a questo arresto del proprio entusiasmo e del suo desiderio? Come si elabora il lutto di un entusiasmo mortificato, inattualizzato, perché abbattuto da un mondo che si scopre diverso da quello immaginato e sperato?
La disillusione e il disincanto dell’entusiasmo possono lasciare ferite nella propria autostima. Perché si è manomessa l’affidabilità nelle proprie capacità di capire la realtà, di saperla prevedere e immaginare. Peggio dell’entusiasmo che si deve arrendere v’è di dover ammettere di essersi sbagliati, di non essere stati capaci di accorgersi quanto poco realistico fosse il desiderio a cui ci si era affidati con entusiasmo, con la conseguenza dolorosa di doversi riconoscere degli illusi, incapaci di comprendere quale sia la realtà e le sua possibilità.
Sono diversi i modi di affrontare le conseguenze di un entusiasmo che capitola. Frequente è la prevenzione, ci si tiene alla larga dai rischi di questa ferita trattenendo l’entusiasmo, frenandolo con lo scetticismo, la sfiducia, la cautela. Oppure può accadere quanto descritto nella citazione iniziale da Ford: si salva sé stessi, la propria autostima, svalutando e deprezzando il mondo. È la realtà, con la sua componente generalizzata di negatività e inaffidabilità che ha costretto il proprio entusiasmo a dover capitolare. Una strategia psichica che sottrae dall’ammettere le proprie incapacità di immaginare il futuro, ma che ha come conseguenza la generazione di una rappresentazione angusta, impoverita del mondo, tanto da non meritare che lo si approcci con entusiasmo e speranza.
Rimane un percorso più impegnativo, se si vuole proteggere la fiducia che alimenta il proprio entusiasmo e non perdere la propria capacità di speranza. Nell’episodio in cui il nostro entusiasmo ha dovuto rassegnarsi alla sconfitta occorre evitare di formulare una versione del mondo, che generalizza quanto è accaduto, ma depotenziare e incapsulare l’esperienza della delusione soffermandosi con il ricordo sulle tante volte in cui il proprio entusiasmo è stato invece ricambiato di sorrisi, legami, affetto. Si salva l’entusiasmo isolando le delusioni, frenando la tentazione di espanderle a realtà generale, accompagnando il pensiero nel ripercorrere la realtà delle molte esperienze che hanno premiato di gran lunga l’entusiasmo.