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GianMaria Zapelli elsewhere

Un contributo psicologico
per una vita consapevole,
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Ascoltare il silenzio del senso

Ascoltare il silenzio del senso

Comprendere il senso della propria vita non è lo stesso che cercare di avere una vita sensata. Entrambe le aspirazioni sono vitali, ma si muovono in direzioni differenti. Perché vivere sensatamente riguarda le nostre possibilità di autodeterminarci, di decidere e indirizzare le nostre scelte. Un’esistenza sensata rimane nel perimetro della volontà che si ha a disposizione nello stabilire quel ci vive.

Diverso è invece chiedersi quale sia il senso dell’esistenza che ci riempie e ci conduce, di tutto ciò che la colma di gioia e di sofferenza, di ciò che c’è o manca, o anche si ripete inesorabilmente. Perché possiamo cercare di avere una vita sensata, avvalendoci di ciò che possiamo percepire, sentire, decidere, del pensiero e dell’azione a cui possiamo ricorrere, ma la vita ci eccede, prende possesso di noi, ben più vasta e inafferrabile delle decisioni che possiamo prendere e di ciò che possiamo farne.

Così nel cercare un senso a cui ricondurre la vita intera vi è chi lo trova in Dio, capace di contenere e spiegare l’esistenza in ogni sua manifestazione, emancipando da un sentimento di finitezza umana.

Ma vi è anche chi arranca, fatica a cogliere un senso in ciò che la vita impone di dolore, smarrimenti, fatica, rimanendo enigma.

Nel caso non si avesse già a disposizione un senso trascendente e neppure si fosse sopraffatti da un dolore che pregiudica ogni ricerca di senso, nel caso pur lo si vorrebbe trovare un senso, però disorientati della sua inaccessibilità, potrebbe essere utile il suggerimento di Nancy, uno dei più affermati filosofi viventi, che scrive: “Si tratta – e fino alla fine deve trattarsi – di ascoltare il silenzio del senso”.

Eccedendoci il senso della nostra esistenza si sottrae al tentativo di essere classificato, ordinato, di rientrare nelle categorie del pensiero, della ragione e del linguaggio. Come il punto da cui nasce e in cui si conclude un arcobaleno. Inavvicinabile se viene cercato con mezzi inadatti, per ricondurlo ai limiti e ai vincoli delle nostre strategie e logiche cognitive. Come volessimo osservare a fondo tutta la vita biologica avvalendoci di una piccola lente di ingrandimento.

Potrebbe aiutare una diversa disposizione, opposta a quella di ricondurlo a contenuti che lo spieghino, ma di ascoltarne il silenzio. Significa predisporsi alla sua manifestazione, sospendendo i pensieri affamati di spiegazioni, trattenendo lo sforzo di cercare, di indagare, arretrando dalle proprie emozioni e dal loro rumore di fondo. Disporsi verso il silenzio frenando la domanda, senza giudizi, inerti in solo ascolto. Sottraendosi a sé stessi la vicinanza con il senso può essere un incontro come lo può essere con ciò che si lascia comparire e apparire. Non un contenuto, una risposta, ma appena un barlume, un accenno, uno scintillio, una rivelazione da non saper dire, da non saper precisare, ma abbastanza da potersi sentire toccati da un senso. Perché il senso che si rivela nel silenzio, quando se ne è in ascolto, è la bellezza.

 

 

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