A volte v’è necessità di bilancio, fermarsi e raccogliere con ordine dove ci si trova nella vita, quale strada si è fatta e quale si ha davanti. E non v’è bilancio di sé stessi senza interrogarsi sulla propria identità, cosa la caratterizza, quel che è diventata e quel potrebbe diventare e pure quel che mai diventerà.
Qui di seguito una potente traccia di domande da porsi. Sono domandi potenti perché impegnative, perché le risposte non si trovano frettolosamente e facilmente. Sono necessari due capacità: di distinguere i fatti effettivamente presenti nella propria vita dai sentimenti che si hanno di sé stessi e di non accontentarsi delle prime risposte a cui si trovano, perché dietro ad esse, defilate e celate, vi sono quelle più vere.
Ecco dunque le domande, che esplorano tre dimensioni della propria identità:
- i modi di essere e le caratteristiche che ci appartengono stabilmente;
- quelli che potrebbero aggiungersi, perché sono già presenti in noi come potenzialità;
- e i modi di essere e le caratteristiche che non avremo mai, perché la nostra identità è definita anche da aspetti che non ne faranno mai parte.
Chi sono: nell’individuare modi di agire, capacità, atteggiamenti che ci appartengono stabilmente e durevolmente non vi sono solo quelli che ci piace possedere, vi sono anche quelli che pur sapevoli ben piantati in noi ammettiamo di amare poco (es. la pigrizia). Su questi espetti il bilancio è: siamo soddisfatti di quel che abbiamo trovato, i pilastri della nostra identità? ci manca qualcosa che vorremmo più solidamente in noi?
Chi potrei essere: sappiamo e intuiamo un possibile, che potremmo essere di più o di meno in alcuni modi (es. più intraprendenti, meno superficiali). Anche in ciò che potremmo diventare vi sono aspetti che invece di migliorarci ci potrebbero peggiorare (es. potremmo diventare troppo irascibili o disordinati). Su questi espetti il bilancio è: cosa stiamo facendo per essere persone migliori, rendendo più stabile ciò che potrebbe migliorarci? E cosa facciamo per contenere e limitare ciò che potrebbe invece peggiorarci?
Chi non sarò mai: forse le domande più difficili, perché ci occorre molta conoscenza di sé per comprendere cosa rimarrà sempre escluso dalla nostra vita, senza compiacere l’idea smisurata e ingenua che tutto potrebbe esserci possibile. Su questi espetti il bilancio è: di quale aspetto negativo, riprovevole, che per questo “respingo”, ho la certezza che non mi apparterrà mai, che qualunque cosa mi possa capitare sarò capace di tenerlo fuori dalla mia vita (es. non uccidere, non tradire la persona che amo, non far mancare amore ai miei figli)? E di quale aspetto, caratteristica, traguardo, che amerei tanto vivere, so però con certezza e un po’ di amarezza che non apparterrà mai alla mia vita e che dunque “accetto” (es. una persona più coraggiosa, più generosa, la vittoria in una maratona)?