Cosa ereditiamo biologicamente della nostra identità? Quali aspetti ci appartengono dalla nascita?
Ci si potrebbe convincere che “leader si nasce”, che “il talento non si impara”, che quando si osserva una qualità eccezionale deve essere dalla nascita. Ma così non è. Stando alle numerose ricerche psicologiche e neuroscientifiche.
Dalle ricerche sappiamo che ciò che si eredita biologicamente, quindi inscritto nel DNA, che farà parte della propria identità, è molto poco e sono solo ed esclusivamente tratti temperamentali, come l’energia fisica, la ritmicità, l’adattabilità e l’umore.
Un’eredità innata e permanente nella nostra personalità, che però ben presto viene velata e modellata dall’impatto di ciò che plasmerà la nostra esistenza e le nostre caratteristiche: le esperienze vissute.
Esperienze che iniziano e si depositano nella nostra identità già durante la vita intrauterina. Esperienze che modellano nella mente le reti neurosinaptiche che producono i nostri modi di agire, le nostre capacità cognitive, le nostre risposte emotive.
Sicché non si nasce con le abilità che consentono di guidare migliaia di persone attraverso una lotta non violenta. O quelle per dipingere la Cappella Sistina. E neppure quelle che consentono la vetta di una disciplina sportiva.
L’involontario temperamento innato, ancorché ne rimanga traccia lungo tutta la vita, è osservabile soprattutto nei primi periodi di vita. Riguarda la natura delle reazioni agli stimoli che si ricevono. Così è possibile osservare bambini di pochi giorni che hanno forme diverse di energia, di umore, di socialità e di risposta alle novità. Bambini che sono più esigenti, che piangono e si irritano facilmente. E altri che sono più calmi, flessibili e adattivi alle nuove situazioni.
Ma poi progressivamente prende forma la personalità, incorporando i tratti temperamentali. E sulla base delle esperienze vissute, di ciò che si è imparato, conosciuto, sperimentato, visto, amato, odiato, sulla base delle sofferenze patite, delle sconfitte e delle rinunce, sulla base delle gratificazioni ottenute, delle fatiche di arrivare in fondo, o di quella che non basta, si compie la vita che viviamo, nelle sue strategie che ci sono note e in quelle inconsce. Rimane sempre un tratto temperamentale, ma a fare la differenza è ciò che si è vissuto e si vive.
PS: Sembrerebbe conveniente credere che le capacità eccellenti siano una dotazione dalla nascita. Usando sé stessi come misura, ciò che ci appare straordinariamente meglio di noi deve essere per forza originato dalla biologia, dalla natura. Nulla a che vedere con l’impegno, la dedizione, lo studio, il coraggio, che costringerebbero a un riesame di sé.
Meglio che l’eccellenza sia totalmente e biologicamente altro da noi, attribuita alla fortuna di esserci nati. Evita alla propria autostima, beneficamente, un’esperienza depressiva.