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GianMaria Zapelli elsewhere

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Affetto. La capacità del cuore di ammalarsi

Affetto. La capacità del cuore di ammalarsi

L’affetto non solo ha una gradazione diversa dell’amore, è diversa la sua natura, proviene da una direzione differente. Non è un meno dell’amore e non è meno dell’amore.

Già il termine ci illumina sulla sua natura, perché ci ricorda che l’affetto riguarda l’essere toccati, contagiati, persino ammalati. Affetti da qualcuno e non solo affetto per qualcuno.

Mentre l’amore trova le sue energie nel profondo di un cuore che sente indispensabile un legame, trascinato e spinto con la sua tirannide emotiva verso qualcuno, l’affetto è più misurato, pacato, perché l’affetto si nutre di un legame verso cui ci si deve impegnare con volontà di pensiero e non solo con il calore del cuore.

L’affetto è sempre sull’orlo della sua estinzione, perché non reclama la presenza dell’altra persona, non vive l’indispensabilità della sua vicinanza. L’affetto è un calore moderato che ci avvicina a qualcuno, ma non lo pretende presente e vitale.

Può essere allora ben più difficile provare e custodire affetto, perché non si avvale della carenza e del desiderio di cui si avvale l’amore. Ma forse è grazie all’affetto che possiamo costruire con le persone una relazione di prossimità e di accoglienza. Saper provare affetto è una capacità che ci consente di incontrare gli altri in una relazione etica di riconoscimento. Perché l’affetto non esige per sé come fa l’amore, ma è accoglienza che riconosce in qualcuno un contenuto a cui voler bene, a cui dedicare un sentimento di tolleranza, ascolto e accoglienza. L’affetto ci rende ospitali, ci induce a saperci ammalare degli altri, a saperci far contagiare dagli altri, senza l’imperativo esigente dell’amore. Provare affetto non è portare negli altri i nostri desideri, come fa l’amore, ma portare gli altri nella nostra accoglienza, nella nostra capacità di accettarne la differenza con benevolenza e calore.

Così indizio di quanto si è capaci di affetto è allora la nostra capacità di abbassare le difese, di renderci disponibili a farci toccare da qualcuno, perché ne siamo rimasti ammalati. Saper provare affetto per le persone, sapersi far toccare dalla loro identità è capacità che avvicina tenendosi a distanza, che riceve donando tolleranza.

Chi sa provare affetto è chi sente il legame con gli altri come parabola umana, come paesaggio del contatto dove ciò che si accoglie e si comprende è varco che impegna di ospitalità.

 

 

 

 

 

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