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GianMaria Zapelli elsewhere

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Abitare il mio orizzonte

Abitare il mio orizzonte

L’orizzonte non è solo un spazio geografico, è anche uno spazio psicologico.

Sull’orizzonte si localizza un confine, dove la terra è margine del cielo, un laggiù che colloca e dà ordine a ciò che è vicino. Staccato, distante, immaginato, l’orizzonte è necessario per sapere dove ci si trova.

Lo stesso è per la nostra vita. Siamo sempre in un presente di esperienze, desideri e ricordi. Ma abbiamo anche un orizzonte che sta al di là del primo piano. Sfondo indistinto e defilato dal qui e ora, indispensabile per comprendere e vivere ciò abbiamo vicino a noi, di sentimenti, pensieri e scelte. Senza questo orizzonte il solo presente, l’attimo dell’istante che sostituisce quello precedente, la sola immediata esperienza sarebbero smarriti, senza una cornice che li rende identità. 

Perciò, ciò che viviamo momento per momento è legato da una trama che ci fa essere uniti e solidi in un io, che non è solo somma di qui e ora che si succedono, ma esistenza incorniciata da un di più di desideri e possibilità.  

Saper abitare il nostro orizzonte non è solo saperlo e accorgersene. Poiché non vi è un bacio senza tutti i baci che abbiamo dato, avremmo potuto e sognato di dare. E non vi è un’esperienza della bellezza senza tutti gli sguardi che l’hanno cercata. Come pure non vi è un dolore senza tutti dolori che lo hanno preceduto o immaginato. Allora abitare l’orizzonte significa anche cercare e crearne di nuovi.

Perché cambiando il proprio orizzonte muta anche il primo piano e il presente di ciò che si vive. E’ la natura di questa lontananza, la sua collocazione, che dà forma e contenuto al punto esatto dove ci si trova. 

Cambiamo il nostro orizzonte identitario e psicologico ogni volta che lo consideriamo esplorabile, ogni volta che non ne accettiamo il suo confine, la sua lontananza, come invalicabili. E se abbiamo esperienze che ci appaiono contratte e insoddisfacenti, se quel che vediamo non ci appassiona o ci ritorna un mondo deludente, se nei visi che incontriamo non troviamo bellezza, possiamo provare a spostarci di orizzonte. Possiamo andare là dove solo ne intravediamo una lontananza. 

E’ vero che all’orizzonte si possono scorgere esperienze che scoraggiano, nubi cupe di temporali che si addensano, ma vi sono anche tramonti inattesi che infiammano il cielo. E potrebbe essere utile ricordarci che ogni volta che raggiungiamo un orizzonte, ne troviamo un altro.

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