Per quanto sia nitida la bellezza, meno facile è estrarne la natura, da accomunare la bellezza che percepiamo in un paesaggio, in un quadro, nell’allestimento della vetrina di un negozio e nella presentazione del cibo su un piatto.

Da ricordarci che la relazione con la bellezza è un’esperienza estetica. È il prodotto di un contatto diretto dei sensi con la realtà, senza alcuna mediazione e intervento del pensiero, della riflessione che costruisce significati e spiegazioni. La bellezza percepita è istantanea, tocca di un sentire istintivo, fisico, come fisici sono i sensi, nel loro avere una relazione incarnata nel mondo. Il pensiero con le sue categorie è sempre in ritardo con la bellezza.
L’immediatezza emotiva della bellezza, il suo radicamento nei sensi e nella mente più spontanea induce a chiedersi quale ne possa essere l’attivatore psicologico. A quali micce psichiche sia collegata la realtà nella quale si vede bellezza.

Ciò che ricorre nell’emozione immediata della bellezza è di assistere a una realtà compiuta, completa e perfetta per come è, senza necessità di modifiche o cambiamenti. Un paesaggio è bello quando tutti i suoi componenti paiono legati da un’armonia che non necessita altro. Così un’opera d’arte, oppure la composizione degli oggetti su una mensola in casa.

Ma non solo. La bellezza non si esaurisce mai in un singolo elemento, è invece sempre nella relazione perfetta tra più elementi. Che siano i contenuti raccolti in una tela, la composizione delle note di un brano musicale, le proporzioni di un vaso o anche la relazione di un oggetto con lo spazio circostante. Si percepisce bellezza quando arriva ai sensi un contenuto che è compiuto perché più elementi eterogenei sono in una relazione perfetta di equilibrio. È bello ciò che è composto di diversità in modo proporzionato, da non avere nulla da mutare tanto è perfetta l’armonia dei suoi contenuti.

La mente è predisposta a intercettare immediatamente ciò che è proporzionato e in equilibrio. Diversi studi sulla percezione dei neonati rivelano la loro estrema sensibilità e preferenza per i volti e gli oggetti nei quali i singoli elementi sono tra loro in un equilibrio proporzionato.
Il piacere delle proporzioni, dell’armonia e della completezza, all’origine della percezione della bellezza, rivela una profonda e umana sensibilità psicologica: il potere seducente dell’equilibrio. Incanta la bellezza perché attrae e seduce la perfezione dell’equilibrio.

Emoziona, come spesso accade, vedere esistere quel che si vorrebbe esistesse in noi. Così la bellezza offre la riproduzione, che si riconosce immediatamente, del paradiso psicologico che si vorrebbe avere in sé, uno stato di armonioso equilibrio della propria moltitudine, in incessante tensione e disequilibrio: desideri, paure, impegni, legami, aspirazioni, ferite, sogni.
Nella bellezza da cui si è emozionati è presente la proiezione struggente del nostro sogno psicologico, di un’anima pacificata, realizzata e proporzionata. Il sogno di un equilibrio che consenta di placare la costante convivenza con la fragilità, l’incertezza, la fatica.

PS: Nell’antico pensiero greco ciò che è bello è anche buono. La bellezza possiede la stessa trama dell’etica (kalòs kai agathòs). Infatti, l’equilibrio e l’armonia con sé stessi e in sé stessi, necessari alla bellezza, sono gli stessi che fondano la bontà.