“Quando si associa possedere una certezza con possedere una verità si è pronti per andare in guerra.” Simmel.
Il bisogno di certezza
Molto dipende da cosa cerchiamo. Se cerchiamo certezze o cerchiamo verità. Non è lo stesso cercare e naturalmente non è lo stesso trovare.
Cercando certezze siamo sovente guidati dalla fragilità, dalla debolezza. Perché la certezza ripara e protegge uno stato di vulnerabilità che si sta vivendo. La certezza è rassicurante, interrompe il dubbio e la relazione impegnativa con l’opposto della certezza, l’incertezza. Tanto più si è deboli, fragili, sottomessi, impotenti, indifesi maggiore è la lusinga e il soccorso della certezza. E’ un bisogno psicologico fondamentale l’avere nelle proprie mani la vita che si vive. Senza la percezione di essere padroni di ciò che si vive si precipita in uno stato di ansia, di panico, di frustrazione o di smarrimento insostenibile. Meno si è padroni della propria vita maggiore è il bisogno rassicurante di possedere certezze. Saldi appoggi su cui sentirsi al sicuro.
La forza del dubbio
Occorrono al contrario buone dotazioni di benessere psicologico e esistenziale per preferire la ricerca della verità, che richiede necessariamente un costante pensiero dubitante sulle convinzioni a cui si giunge. Poiché più si cerca la verità avvalendosi del dubbio (che è poi il modo con cui se ne intraprende la ricerca) più la verità si allontana e si espande la estensione del dubbio. E’ la frequentazione della complessità, dell’analisi e dello studio che produce un’erosione delle certezze e l’avvento del dubbio e dell’interrogativo.
Una differenza sociale
Si potrebbe azzardare un’ipotesi, se trasportiamo questa vista psicologica sulle condizioni che indirizzano la relazione con la certezza, piuttosto che con il dubbio, in una prospettiva sociologica. In altre parole, considerando l’espressione comunitaria dell’individuo e non quella personale. Oltre alle distinzioni sociali che riguardano il reddito, l’istruzione, il lavoro, il territorio o altre categorie, potremmo chiederci se sia possibile intravedere anche una differenza che stratifica la società nelle risorse che si hanno a disposizione per vivere la propria vulnerabilità umana e l’incertezza cognitiva.
Se fosse attendibile questa ipotesi, potremmo rintracciare nella società una differenza tra chi ha un bisogno più imperativo di certezze, di avvalersi di pensieri sicuri e convinti delle proprie idee e chi invece considera preferibile il dubbio, perché preferisce cercare di avvicinarsi alla verità, piuttosto che credere di averla in mano. Due modi di esistere che esprimono due profonde differenze nei linguaggi, nelle scelte, nelle rivendicazioni, nell’essere parte di una comunità. Una differenza nella relazione con la certezza e il dubbio che può essere tracciata, sebbene non in modo meccanico, anche da diversità di benessere culturale, di istruzione, di relazioni sociali a cui si è esposti come parte di una comunità. Ovvero diversità di natura sociale e non solo psicologica e personale.
Cercare certezza o nutrirsi di dubbi segnano appartenetemene due mondi sociali così differenti da essere estranei l’uno all’altro. Due mondi sociali che sovente non riescono a comprendersi, integrarsi e ascoltarsi.