Tra le tante cose paradossali e apparentemente con poco buon senso vi è anche questa: come mai le persone si dedicano tanto diffusamente al negativo? La quantità di tempo rivolta ad alimentare malessere è straordinaria: conversazioni che seguono e inseguono fatti negativi, commenti che accolgono e alimentano ciò che vi è di brutto e imperfetto intorno noi. Ricerca, analisi ed accanimento nel chiosare ciò che nel mondo vi è di sbagliato. E il tutto sovente in compagnia. Poiché il negativo sembra avere anche bisogno di esternazione, di comunicazione, di scambio.
Certo, il negativo esiste, eccome. E sarebbe errato imporsi di ignorarlo. Ma il fatto di sapere della sua esistenza non significa che se ne debba saturare i pensieri. Poiché questa occupazione a tempo pieno del negativo non sembrerebbe fare molto bene alla vita, propria e degli altri. Eppure il negativo ha ottime ragioni dalla sua parte, altrimenti non si spiegherebbe come mai sia praticato da sempre.
Fare comunità a basso prezzo
Il negativo crea comunità, cenacoli, massonerie, brigate fraterne e solidali nel vedere un nemico, una minaccia da cui proteggersi. Attraverso il negativo ci si lega e ci si sente in compagnia. E’ una particolare forma di sodalizio affettivo, a basso costo, perché non richiede coraggio, non richiede il desiderio di mettersi alla prova, di esplorare il proprio mondo interiore per cercare dove essere migliori e trovare l’impegno necessario per diventarlo. Il negativo concentra sul fuori da sé e consente di passarsela liscia.
Pratica apotropaica
Parlare, descrivere, annusare il negativo è una forma di protezione dal negativo stesso. Il timore, realistico e legittimo, che possa accaderci qualcosa di doloroso ci spinge ad allenarci ad esso. Maneggiamo pensieri negativi perché così siamo pronti quando ne avremo ragioni effettive. Poiché pioverà, è bene che apra sin da ora l’ombrello.
Difendere l’autostima
Pensare al negativo, a un mondo faticoso, di minacce, di falsità, di scorrettezze, di ingiustizie, ci aiuta a proteggere la nostra autostima. Quando io credo poco in me stesso, è meglio che non creda affatto nel mondo. Perché sarebbe più doloroso ammettere di trovarsi esattamente al centro di quel che si è stati capaci di ottenere dalla vita. Meglio, molto meglio pensare a un negativo che tutto avvolge e che non guarda in faccia nessuno.
La vita è maestra
Poiché a me è andata male una, due, diverse volte, perché non dovrebbe capitare ancora? E’ il rigoroso pensiero che considera la coerenza una legge universale. Ciò che ho imparato si ripeterà. Non solo, se a me è andata male, perché non dovrebbe accadere anche agli altri? E’ certo, la vita insegna molto, sovente con ferite così profonde da rendere ciechi e sordi.