fbpx
GianMaria Zapelli elsewhere

Un contributo psicologico
per una vita consapevole,
gentile ed etica.

Cerca
Close this search box.
Cerca
Close this search box.

Conoscere se stessi ex-post

Conoscere se stessi ex-post

Conosci te stesso sembrerebbe un must del personale set da viaggio, necessario nella vita. Comprendere da dove vengono le nostre scelte, la trama sottotraccia dei nostri pensieri, l’impianto delle nostre emozioni. 

Ma lo sappiamo, il nostro cuore facilmente può sottrarci la conoscenza di noi stessi, lasciandoci meno padroni e autori della nostra esistenza. Governata da un cocchiere invisibile, dall’inconscio direbbe Freud, dagli automatismi cerebrali direbbero i neuroscienziati.

A complicare la possibilità di conoscere se stessi concorre la difficoltà a stabilire se quanto crediamo di aver compreso di noi stessi sia effettivamente vero.

“Sovente chiamiamo volontaria una nostra azione non perché l’abbiamo prevista, ma perché non siamo sorpresi dall’averla compiuta.” Wittgenstein. 

Come ci spieghiamo le nostre decisioni e le nostre azioni? A quali bisogni, desideri, cause, pensieri, le facciamo risalire? 

Abbiamo psicologicamente bisogno di sentirci autori della nostra vita, di averne il controllo. Almeno del nostro pensiero e delle nostre scelte. Per questo ci occorre credere di conoscerci. Almeno quanto basta per crederci titolari di no stessi. Il sentimento di incapacità a controllare ciò che ci sta a cuore causa angoscia e patimento. Per evitare il disagio dello smarrimento e la depressione dell’impotenza, potrebbe accadere di affidarci a un presupposto: se conosco i miei modi di agire, se non mi sorprendo delle mie azioni, significa che ne sono l’autore.

Ma la conoscenza di sé non si esaurisce nel non essere sopresi da ciò che vediamo ripetersi nei nostri comportamenti. Riguarda anche la consapevolezza della loro genesi. Di tutte le alterative che avremmo a disposizione, che il cuore preferisce nasconderci. E’ la trama delle sotterranee mappe modellate dalle esperienze, a cui si ispirano le nostre emozioni, i nostri pensieri e le nostre scelte. Sicché, sapere dei nostri modi di essere non significa averne avuto la volontà ad arrivarci.

“Abbiamo la virtù di credere in ciò che abbiamo fatto, ma anche il difetto di sostenere che abbiamo fatto ciò in cui credevamo.” Sempre Wittgenstein.

Non possiamo non affidarci a noi stessi, ai pensieri che abbiamo, alle convinzioni che innestiamo nei nostri giudizi, a quello che ci fanno provare le emozioni, con il soccorso di un altro presupposto psicologico: se penso di averlo deciso significa che l’ho deciso.

Meglio continuare a credere di essere chi pensiamo di essere. Sovente molto più salutare del conoscere meglio se stessi.

Potrebbe interessarti
CERCA ANCHE ALTROVE.
Parole per ispirarti
ESPLORA L'ARCHIVIO
Cerca ciò che ti incuriosisce, le idee e le parole per il tuo lessico personale.
PODCAST

Pensieri da ascoltare.

NEWSLETTER

Unisciti anche tu

Ricevi settimanalmente due post per essere anche altrove.

La tua email sarà protetta. Potrai sempre annullare l’iscrizione.
Se vuoi sapere con più precisione come verrà protetta la tua email leggi la privacy policy.