“L’amore, Henry ricorda di aver pensato allora, era una lunga serie di domande insignificanti senza le cui risposte non potevi vivere” (Richard Ford, Infiniti peccati).
Perfette queste parole nella loro precisione chirurgica, estratte da un libro di racconti di un grandissimo scrittore. Perché è vero che il sentimento dell’amore ti trasforma, ti riordina la geografia emotiva di ciò che consideri importante, indispensabile, necessario. Quello che sentito raccontare da altri ti annoierebbe, o quanto meno ti parrebbe insignificante, diventa contenuto che ti incanta se detto dalla persona amata.
L’amore non è contenuto, ma ciò che produce il valore di un contenuto.
Perché non sono i gusti personali, le preferenze per una musica o un’altra, il piacere di fare una cosa o un’altra, la propensione per la matematica o per l’arte, la predilezione per il verde o per l’azzurro ad essere interessanti. Lo diventano quando appartengono a chi si ama, quando sono un aspetto, anche se banale, della persona a cui si appartiene, nella quale si è depositata la propria necessità d’esistere.
Agisce nell’amore un movimento di nobilitazione, di elevazione, che innalza la persona amata, proprio per il fatto di essere amata da noi, a una grandezza che rende bello e desiderabile tutto ciò che è. Così le risposte a domande insignificanti diventano parole che emozionano e sapere della preferenza per Fiorella Mannoia diventa una rivelazione entusiasmante.
Come se amare, con la sua potenza proiettiva di sé stessi, con il suo investimento identitario che trasferisce nell’altro sé stessi, fosse anche un’investitura: chi si ama non può che essere meraviglioso, se non in tutto ma certo molto di più degli altri. La persona amata si innalza e si aureola, portando con sé noi stessi e la nostra necessità del legame a cui ci siamo affidati. Se ti amo è perché non puoi che essere una persona bella, anche quando mi racconti banalità. La persona amata è specchio nel quale ci si riflette.
È dunque anche in questo vi è il ruolo indispensabile dell’amore: nel colorare il mondo di bellezza, rendendo straordinario e desiderabile l’ordinario.