“Grazie.” Probabilmente sarebbe parecchio più povera la nostra vita se non avessimo dei grazie da dire.
Sono molte le circostanze che possono generare l’occasione di pronunciare “Grazie”, ma non tutte di uguale arricchimento. Vi sono i ringraziamenti automatizzati da abitudini di doverosa cortesia. Vi sono quelli opportunistici e interessati, per ottenere un’immagine di sé da meritare apprezzamenti: “Ma che gentile”. E vi sono anche quelli strappati dai denti, sofferti, faticosi, quasi ringhiati.
Diverso quando “Grazie” è l’esito di una consapevole e calda gratitudine. Sono quei grazie che rendono migliori, che dilagano dentro di sé perché riconoscono alle persone ciò che da loro abbiamo ricevuto e che ci ha fatto bene. Avere un grazie da dire significa essere stati destinatari di una vicinanza, sovente di un’attenzione, che ci ha lasciati arricchiti. Qualcosa ci ha segnato con della bellezza.
Sicché, per questo è più povera una vita nella quale non si hanno occasioni di dire grazie, perché priva di esperienze nelle quali siano stati destinatari di attenzione, di cura o di amore. Priva della calda traccia dell’impegno di qualcuno verso di noi.
Invece, che tonico del cuore poterlo dire: “Grazie”. Riconoscenti verso chi ha avuto per noi un gesto di cortesia, un sorriso, un ascolto. Grazie da pronunciare, da far sentire, da arrivare a destinazione, da non rimanere silenzio, ma udibile, ad accorciare la nostra distanza dagli altri, per raccogliere il piacere di avere presenza nello sguardo e nella cura degli altri.
Grazie che non richiedono necessariamente di essere stati oggetto di eclatanti opere di dedizione. Possono essere per la cortesia di una risposa non dovuta o per il sorriso affatto scontato che riceviamo. Certificando così, nella nostra gratitudine, di essere stati destinatari di balsami benefici e vitali di gentilezza, di ascolto o di aiuto. Dire “Grazie” fa bene a noi, nutre e rafforza la nostra autostima, non meno di quanto sia salutare per i destinatari.
Se dunque poco ci capita di dire grazie, se ce ne manca l’apporto quotidiano di benessere di cui ci rifornisce, se sono rare le occasioni che dalle nostre labbra esca quella parola, potremmo chiedercene la ragioni. Due sembrano prevalere su tutte. Non siamo destinatari di attenzione, di gentilezza, di ascolto. Il che potrebbe indurci a chiederci cosa vi sia in noi, nei nostri modi, che suscita nelle persone la loro distanza e la loro parsimonia relazionale. Oppure, più probabile, abbiamo il cuore così congelato e ferito da non saper vedere intorno il molto che riceviamo e che meriterebbe un grazie.
Ricevi la Newsletter settimanale di ELSEWHERE, clicca qui