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GianMaria Zapelli elsewhere

Un contributo psicologico
per una vita consapevole,
gentile ed etica.

Quando costringiamo gli altri (inconsapevolmente) a un doppio legame

Quando costringiamo gli altri (inconsapevolmente) a un doppio legame

A volte, in modo inconsapevole e con ottime intenzioni, l’amore e la gentilezza imprigionano le persone in un dilemma penoso.

Una cara persona amica si presenta alla cena del tuo compleanno con il suo regalo, che ti consegna con il suo palese affetto. Lo apri e ti trovi in mano un vaso ricoperto di decorazioni floreali e bucoliche. Quel vaso, pur pregiato, in casa tua grida la sua totale estraneità. Eppure, chi ti ha fatto quel dono vi è stato più volte e avrebbe potuto comprendere i tuoi gusti. Quasi intuisse un’ombra, ti dice, con un meraviglioso garbo: “Ma se non ti piace, dimmelo pure, posso cambiarlo.”

Non hai scampo. Qualunque cosa farai un po’ ti farai male. Si tratta di un doppio legame: quando, nella relazione con qualcuno, si deve scegliere tra alternative tutte perdenti.

Scegli la sincerità, il fatto che in quel regalo non vi sia attenzione ai tuoi gusti, anche se potevano essere intercettati facilmente. Dunque riveli, pur con cortesia, che non ti piace. E così ti fai del male, sentendoti malvagio. Verso una persona che invece si è mostrata così dolce e deliziosa. Se sincero e ti senti, al suo confronto, una pessima persona.

Oppure sorridi e ringrazi. Fai tuo il famoso detto: “A caval donato non si guarda in bocca”. Perché non vuoi suscitare malessere in chi ti ha portato con gioia il suo dono. Ma anche così ti fai un po’ male. Perché accetti di essere invisibile, per chi non ha avuto l’attenzione di chiedersi quali fossero i tuoi gusti e, nonostante lo creda, non è stata così attenta a te.

Eccolo il doppio legame: qualunque cosa tu faccia, un poco ci perdi.

Possiamo dunque chiederci quando ci capita di costringere le persone, pur in buona fede, a un doppio legame. Quando proponiamo qualcosa, quando chiediamo qualcosa che non corrisponde a ciò che le persone considerano il meglio per sé, ma con tale gentilezza e calore che rende loro difficile essere sincere, e preferiscono, nella maggior parte dei casi, accettare o abbozzare. Magari pensiamo di cavarcela perché aggiungiamo: “Ma se preferisci qualcosa di diverso dimmelo pure”, “Se vuoi posso rinunciare”. Stringendo di più la morsa del doppio legame: poiché mi inviti a manifestarti il mio dissenso, se non ti dico che avrei preferito altro sono un codardo; ma poiché mi arriva la tua gentilezza e la tua convinzione di voler avere attenzione per me, se ti dico che in realtà mi hai poco compreso, ti ferisco e mi sento un killer.

Nel chiedere qualcosa alle persone trasmettiamo il nostro amore e il nostro affetto, senza accorgerci che può diventare una costrizione soffocante, quando non è anche accompagnato dall’impegno coraggioso e faticoso di comprenderle a fondo: rinunciando alle nostre convinzioni, facendo scelte che ci costano sforzo, abbandonando abitudini. Lasciando al destinatario la scelta se essere sincero e sentirsi a disagio, o passarci sopra e sentirsi a disagio. Invece che lasciare agli altri alternative in cui potersi sentire autentiche.

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