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GianMaria Zapelli elsewhere

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Il ruolo delle emozioni sul senso della nostra vita

Il ruolo delle emozioni sul senso della nostra vita

Quanto contano le emozioni vissute sul senso che si attribuisce alla propria vita?

Che le emozioni abbiamo un ruolo fondamentale nella vita è banale affermalo, ma che lo abbiano anche nella costruzione del senso che si assegna alla propria esistenza è forse meno evidente.
Ricondurre quel che si vive a un senso significa estrarre dalla propria vita quel che la rende necessaria, giustificata, vissuta. Gli accadimenti e le scelte che ne hanno determinato il volto, la natura.

Dalle ricerche neuroscientifiche abbiamo un’evidenza rilevante: gli eventi che più di altri diventano la scrittura della propria vita non sono estratti perché positivi o negativi, ma per l’intensità dell’emozione che si è vissuta, tanto quella positiva quanto quella negativa. È l’unicità dell’esperienza, il suo impeto, la forza con cui colpisce a lasciare il segno nel trovare significati e senso. In altre parole, gli eventi più significativi a cui si collega il senso della propria vita non sono definiti dal fatto di essere gioiosi o amari, ma dal fatto di essere stati straordinari, coinvolgenti, estremi emotivamente.

La ragione è neurofisiologicamente semplice: l’emozione è come una vibrazione cerebrale, tanto più forte, coinvolgente, veemente, maggiore è la traccia di attenzione che produce e di memoria per questo che lascia. Felicità e pena hanno in comune un’esperienza emotiva che invade la mente e ne prende il possesso, per rimanere nel futuro ricordo che si distingue dal quotidiano che si è ripetuto simile.

Sicché nel comporre la narrazione della propria vita, sviluppandola negli eventi percepiti più significativi e determinanti, saranno quelli che hanno un’eco più acuto, quelli che hanno piantato nella mente, nelle sue reti cerebrali, un ricordo emotivo più penetrante, di felicità o di dolore. Il senso rintraccia nella vita vissuta l’impronta delle emozioni, come fossero una notifica del nostro passaggio nell’esistenza.

Forse per questo si è attratti anche delle intense emozioni negative, spiacevoli o tristi: tremando nel vedere un film di orrore, spaventandosi in una prova di coraggio o anche ascoltando una musica dolente. Non si cerca la paura o la tristezza, ma l’impeto di un’emozione che concorre a comporre la narrazione della propria vita. Le esperienze di picco – l’ostacolo superato, il dolore che ha spesato, la gioia incontenibile – sono gli ingredienti che si affacciano alla mente quando si cerca nel proprio esistere ciò che sta rendendo la propria vita quello che è, con i suoi significati e la sua unicità.

Certo ci occorre la tranquillità e la serenità che potremmo trovare pacificando le nostre emozioni, magari ricorrendo alla mindfulness, ma quando cerchiamo senso e le tracce della vita nella nostra esistenza cerchiamo l’intensità emotiva di ciò che abbiamo vissuto, toccandoci.

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