L’energia che ci può cambiare la vita

L’energia che ci può cambiare la vita

Poiché esistere è anche movimento e mobilità psichica ce ne occorre l’energia, un’energia neurocerebrale.
Parlare, ascoltare, decidere, agire, preoccuparsi, sognare sono anche sforzi energetici, richiedono dosi di energia cerebrale, necessaria ad assicurare il lavoro dei circuiti neuronali.

Data l’importanza del ruolo delle nostre energie mentali nel governo efficiente dell’esistenza, la mente è predisposta neurobiologicamente a occuparsene, cercando di amministrarne il consumo con strategie che lo riducano. Nella predisposizione neurobiologica della mente a prendersi cura della nostra sopravvivenza, facendoci risparmiare energie la mente si vuole assicurare che rimangano a disposizione energie nel caso il futuro imponesse imprevisti e minacce da dover affrontare con lucidità ed efficacia.

Il modo più efficiente adottato dalla mente per contenere il consumo di energie psichiche è offrirci la possibilità di pensare ed agire spontaneamente.
Caratteristico dell’agire spontaneo è l’utilizzo la nostra mente senza avvalerci dell’attività della corteccia prefrontale, dedicata alla consapevolezza e al controllo cognitivo di sé stessi. Nella modalità spontanea non vi è alcun riesame e controllo di sé: da dove vengano i pensieri che si pensano, né lo sforzo di controllo della noia quando si ascolta qualcuno, o della propria risposta a una persona maleducata. Neppure appartiene alla spontaneità, e al suo regime di basso consumo energetico, il controllo cognitivo che occorre quando si legge un romanzo impegnativo o quando si intraprende una nuova attività oppure si vuole cessare di fumare.

L’agire spontaneo, libero dalla supervisione della coscienza, magari affatica fisicamente ma consuma molto meno energie mentali, perché è affidato alla ripetizione di pensieri, emozioni, gesti, abitudini che sono stati automatizzati nei circuiti neuronali. Un esempio: le ricerche neuroscientifiche mostrano che un giocatore molto abile ed efficiente in gioco digitale non solo gioca meglio di un principiante, ma consuma anche molto meno energia cerebrale.

Ognuno ha a disposizione una personale quantità di energie mentali di cui avvalersi, un personale serbatoio la cui capienza determina il limite del “livello di esaurimento mentale”. È una personale soglia energetica oltre la quale si accende un allarme cognitivo, e anche emotivo, che richiede di fermarsi, di non insistere, di prendersi una pausa.

In realtà, quando la mente raccomanda di arrestarci non si è consumata tutta l’energia che si ha a disposizione. E’ più un allarme precauzionale, che ci ricorda di essere vicini all’esaurimento del carburante. In queste occasioni, quando la nostra mente ci comunica stanchezza, sfinimento, quando ci fa credere che proprio non ce la facciamo, in queste occasioni abbiamo la possibilità di un faccia a faccia con noi stessi. Perché sono anche occasioni etiche, trovandoci di fronte alla scelta tra fare ciò che è più spontaneo e immediato oppure fare ciò che è faticoso ma giusto.

Sovente sono le energie supplementari, dopo essere andati in riserva, che ci rendono migliori. Quelle che ci occorrono per ascoltare bene imponendoci pazienza, per frenare una paura che ci blocca o per arrivare un poco più avanti. Sono le energie, che estraiamo da noi stessi, opponendoci alla nostra mente che ci fa credere di non averne a disposizione, bombardandoci con un sentimento di stanchezza, che ci consentono la differenza tra avere un valore e realizzarlo, perché è quando mancano energie che scopriamo quando sia per noi importante leggere dei buoni libri o essere gentili e pazienti con le persone che amiamo.

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