È un giorno di pioggia. Un discepolo arriva alla casa del maestro. Lascia fuori dalla porta ombrello e zoccoli. Una volta dentro, seduto davanti al suo mentore, gli dice. “Maestro sono venuto per dirle addio e per ringraziarla. Ho imparato da lei quanto mi occorre per affrontare la vita.” Il maestro gli chiede: “Dimmi, fuori dalla porta l’ombrello lo hai appoggiato a destra o a sinistra degli zoccoli?”.
La consapevolezza è un asintoto, più esattamente, è una collezione di molti e diversi asintoti. Percorsi che si avvicinano progressivamente al traguardo, senza mai però raggiungerlo pienamente. Se consapevole significa informati e coscienti di ciò che vi è da conoscere, sono moltissimi i contenuti, i domini, dei quali si potrebbe aspirare a una consapevolezza. Sia del mondo esterno, di quel che accade fuori da noi, ma anche del mondo interno, di quel che accade in noi e attraverso di noi.
Anche soffermandoci solo sul mondo interno, apparentemente più accessibile di quel che avviene fuori da noi, la consapevolezza non è una dimensione lineare, come fosse un procedere per somma, da zero consapevolezza alla totalità. Perché anche in quel siamo, siamo composizione di territori che richiedono modi e traiettorie differenti per raggiungere la consapevolezza, la conoscenza di ciò che avviene in noi e di noi, che potrebbe avvenire a nostra insaputa.
Qui una sintetica e parziale mappa di alcune espressioni della propria identità che impegnano la consapevolezza di sé ad attenzioni e modalità differenti:
- dei dettagli dei propri modi di comunicare che inevitabilmente sfuggono, soprattutto nella loro manifestazione non verbale;
- di quel che si percepisce, poiché ciò che arriva alla coscienza è il prodotto finale di quel che ricevono i sensi, prima elaborato nella mente in un istantaneo viaggio invisibile;
- della provenienza dei pensieri quando paiono certezze, in realtà distillato del nostro singolare, selettivo e parziale mondo cognitivo a cui attingiamo;
- delle sorgenti effettive delle nostre emozioni, che in modo carsico e sotterraneo scorrono sovente inconsapevoli e perentorie;
- della forza dei nostri sentimenti, che spingono a legarci o a separarci, animati da cause che si mascherano proteggendoci dal dolore della consapevolezza;
- delle effettive ragioni delle nostre scelte, orchestrate da conoscenze, timori, speranze, autostima e tanto altro ancora di quel che nell’animo si dibatte quando si deve scegliere.
In breve, essere consapevoli, laddove fosse un’aspirazione, sarebbe un impegno interminabile. Sicché per lo più si arriva a patti con la propria aspirazione di consapevolezza, trovano un equilibrio tra quanto si vorrebbe conoscere di sé e lo sforzo che si applica.