Non si discute, la fedeltà è una virtù. Rimanere legati con coerenza e lealtà, fedeli a una promessa, che sia verso le persone o i propri ideali, è saper essere integri.
Eppure, vi sono infedeltà che meriterebbero attenzione, da essere persino necessarie e benefiche. Non si tratta ovviamente di quelle logorate, oppure opportuniste e vili, dell’infedeltà amorosa.
Se ci si distacca da un contenuto specifico e si cercasse la natura caratteristica dello scarto che produce l’infedeltà, ciò che ricorre è il sottrarsi agli impegni presi, si tradiscono promesse, si è infedeli anche distaccandosi da una fede o da un giuramento. L’infedeltà produce una propria metamorfosi. E anche se nella maggior parte dei casi di tratta di una metamorfosi nociva e dannosa, non lo è però per ogni infedeltà.
Ci si potrebbe infatti chiedere se tutto ciò a cui siamo fedeli meriti sempre la nostra devozione. Perché, se vi sono certamente tradimenti e infedeltà ignobili e riprovevoli, ugualmente vi sono fedeltà come prigioni a cui ci si assoggetta, pur di avere quella certezza di fede e di verità che mettono a disposizione. Non sempre siamo fedeli perché ispirati dall’amore o da ideali pregiati, abbiamo anche fedeltà che perseveriamo nei legami, nelle abitudini, nelle certezze delle convinzioni perché ci mettono in salvo, dallo smarrimento, dal dover affrontare il timore dell’ignoto, se tradissimo noi stessi e ci avviassimo in una direzione nuova.
Vi sono infatti tradimenti che richiedono coraggio, perché strappano dalle proprie radici, da ciò che ci è sempre appartenuto e da cui dipendiamo e a cui apparteniamo, per avere certezze e rassicurazione. Così vi sono infedeltà che squarciano il tempo, che generano futuro, e riscrivono il passato, passando attraverso il rischio di un adulterio, tradendo noi stessi.
E’ un’infedeltà che interrompe un impegno con noi stessi, prima ancora che con gli altri, con le nostre paure, che per essere conquistata ha bisogno di coraggio, necessario quando si affrontano scelte e modi che infrangono equilibri che perseverano da tempo, per avventurarsi altrove. E come ci ricorda Leopardi nello Zibaldone: “Non si può essere grandi se non pensando e operando contro ragione”. A volte anche contro le proprie (ir)ragionevoli fedeltà.