fbpx
GianMaria Zapelli elsewhere

Un contributo psicologico
per una vita consapevole,
gentile ed etica.

Cerca
Close this search box.
Cerca
Close this search box.
/

L’io che tace nell’aiuto generoso

L’io che tace nell’aiuto generoso

Aiutare le persone richiede a volte generosità. Perché vi sono forme di aiuto, per questo generose, che per essere portate a termine necessitano di dimenticare se stessi. Una condizione necessaria all’aiuto, obliare di se stessi, che lo rende impegnativo. Perché concentrato su ciò che per gli altri è preferibile e desiderabile, trattenendo ciò che noi invece preferiremmo o vorremmo.

Dunque un impegno faticoso la generosità. Perché richiede lo sforzo psicologico di svuotarsi, di mettersi a disposizione di qualcuno, facendosi invisibili. 

La generosità è un agire paradossale. Cerchiamo d’essere d’aiuto con un impegno tangibile e visibile, ma per riuscirvi dobbiamo scomparire. Non è lo scomparire della nostra presenza e della nostra azione, ma del nostro io, della centralità di noi stessi per noi stessi. Le energie attentive ed affettive si devono concentrare fuori da noi. E può essere impegnativo privarsi di attenzione per se stessi. Tanto più abbiamo bisogno di essere al centro delle nostre emozioni, dei nostri desideri, delle nostre preoccupazioni.

Per questo è possibile possedere solo una dose limitata di generosità. Nessuno riesce a essere illimitatamente generoso, ovvero illimitatamente privo di attenzione verso l’esigenza di considerazione egoica del proprio cuore. Per concentrarsi solo e totalmente sugli altri, su ciò che li rende unici e differenti da sé, su ciò che per loro, e non per sé, è meglio. Di sottrarsi invece che aggiungere, di dubitare invece che andare di certezze, di trattenersi invece che slanciarsi.

Una generosità che si accresce di fatica quando gli altri a cui si vuole dare aiuto rimangono asserragliati nelle loro distanze emotive e comunicative. Quando  non ricambiano con gratitudine, quando non mostrano di apprezzare. Abbiamo silentato ed ecclissato il nostro io per dare un aiuto e l’assenza di gratitudine degli altri ci fa sentire ancora più invisibili, ignorati.

Possediamo per questo una generosità contingentata, perché prima o poi le nostre emozioni reclamano attenzione. Perché l’io rivendica visibilità ed energie per se stesso. Perdiamo generosità e ci riprendiamo noi stessi. Come perdiamo generosità quando proiettiamo negli altri le nostre paure, le nostre esperienze, le nostre scelte. Un modo per essere al centro della scena.

PS: Fortunatamente la maggior parte delle forme di aiuto che possiamo mettere a disposizione, benefiche, auspicabili e utili, non richiedono di essere anche generosi.

Potrebbe interessarti
CERCA ANCHE ALTROVE.
Parole per ispirarti
ESPLORA L'ARCHIVIO
Cerca ciò che ti incuriosisce, le idee e le parole per il tuo lessico personale.
PODCAST

Pensieri da ascoltare.

NEWSLETTER

Unisciti anche tu

Ricevi settimanalmente due post per essere anche altrove.

La tua email sarà protetta. Potrai sempre annullare l’iscrizione.
Se vuoi sapere con più precisione come verrà protetta la tua email leggi la privacy policy.