L’emozione di iniziare, quella di perseguire o quella di finire

L’emozione di iniziare, quella di perseguire o quella di finire

Tra i tanti modi che potrebbero dirci di noi stessi vi è anche quello se preferiamo iniziare, proseguire o finire. Perché sono incessanti le esperienze dove incominciamo, per poi proseguire sino alla conclusione: il tubetto del dentifricio, una bottiglia di vino, la scatola dei cereali, ma anche un libro, un viaggio, un’escursione in montagna.

Cosa dunque più si preferisce dell’esperienza che si vive, quando nasce, dura o termina?

È più intenso il momento dell’abbrivio, con il suo carico eccitante della novità? O quello dell’esperienza nel durare, che consente il piacere di continuare a vivere quel che si conosce e si apprezza? Oppure la conclusione, il momento essere arrivati al termine o aver completato un compito, ottenendone leggerezza e liberazione?

Così, all’opposto, ci si potrebbe chiedere cosa ci piace meno vivere, cosa ci impegna di più? Se dover affrontare la fatica di iniziare qualcosa, un libro, un’attività? O continuare quel che si è intrapreso o si sta utilizzando, con il suo piacevole proseguimento? Oppure concludere, con il malessere di separarsi, di distaccarsi?

Conoscersi è decodificare le proprie inclinazioni, quel che preferiamo avvicinare e quel che invece vorremmo distante, scoprendo come le nostre modalità scorrono nella nostra vita, il fiume sotterraneo – inconscio – che trasporta le nostre esperienze lungo le anse e i paesaggi che riempiono il nostro quotidiano. Perciò, decifrare sé stessi è anche riuscire a sapere la provenienza che ci fa preferire iniziare, piuttosto che continuare o terminare. Ricostruire le gioie e le ferite che abbiamo vissuto quando abbiamo iniziato, o quando abbiamo proseguito nel tempo un’esperienza, o quello che abbiamo vissuto nelle occasioni della conclusione.

Decriptare sé stessi permette di accorgersi che quel che si preferisce vivere è l’esito di ciò che la vita ci ha insegnato, con le gioie e i dolori vissuti. E si ottiene così di poter imparare, che significa apprendere ad amare e apprezzare quel che non si è fatto abitudine nelle nostre emozioni e nelle nostre inclinazioni. Imparare la gioia dell’inizio, dell’incognito che ci attende, o quella di vivere il piacere di ripetere la bellezza di ciò che rimanere costante con la sua accoglienza, oppure quella di finire, di separarsi, di alleggerirsi per predisporsi a un futuro differente.

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