Questa volta una piccola riflessione che affronta un contenuto apparentemente lontano dalla psicologica, ma in realtà alimentato anche dal moto psico-sociale delle emozioni collettive: la relazione tra libertà e democrazia.
Sin dagli esordi la nascita della democrazia ha raccolto una vocazione umana e collettiva alla libertà. Democrazia ha significato (e significherebbe) assegnare al popolo il potere del proprio destino e delle modalità con cui convivere in comunità. Democrazia è la forma attraverso la quale si garantisce all’individuo di poter disporre della libertà nel decidere della propria vita. Liberté, Égalité, Fraternité, la triade che fonda l’affermazione della democrazia, nella quale Uguaglianza e Fraternità sono le condizioni per la Libertà. Poiché la libertà, per essere tale, richiede che la vita non sia sopraffatta e annichilita dalla povertà, dalla carenza di istruzione, da malattie senza cura, dall’assenza di un’abitazione o di un lavoro. Non vi è libertà se non vi sono le condizioni per esprimerla, per comunicarla, per condividerla. Dunque la democrazia è al servizio di un’esistenza umana dignitosa, dove tutti possiedono uguale possibilità di viverla e di deciderla. Usando una metafora banale, si potrebbe dire che la democrazia è il veicolo che consente alla libertà di avere vita.
Sicché difendere la democrazia, avvalersi delle possibilità che la democrazia mette a disposizione per la propria espressione (soprattutto il voto, la parola, la voce nella piazza), per moltissimi anni nella storia dell’umanità sono state un’esperienza nella quale si proteggeva e affermava la propria libertà.
Ebbene, quel che pare oggi affermarsi è un’inquietante frattura, una divaricazione, tra il sentimento della propria libertà, tra l’idea che si possiede della libertà a cui si aspira, e la democrazia. Una divariazione che prende due direzioni, l’abbandono della democrazia, con la rinuncia ad avvalersi dei modi di influenzarla e dirigerla, e, peggio ancora, con l’attacco alla democrazia, narrata come antagonista alla libertà.
In modo diffuso ha preso forma una concezione della libertà piccola, domestica, privata, molecolare. Una libertà che aspira a soddisfare bisogni e desideri che apparentemente non richiedono altro che sé stessi. Dalla quale è stata esclusa la democrazia, come se una sanità che funziona, un’istruzione efficace, informazioni plurali, come se la convivenza delle diversità non riguardassero la propria personale libertà. Magari credendo che poter avere ponti che non crollano, un lavoro protetto e non sfruttato, non riguardi la libertà a cui si aspira e non richiedano di impegnarsi per la democrazia.
Inquieta una realtà sociale nella quale democrazia e libertà non siano più saldate, convinti che proteggere la propria libertà non richieda di difendere la democrazia. Una postura che distanziandosi dalla democrazia, senza impegnarsi a proteggerla, potrebbe causarne il decesso. Senonché senza il veicolo della democrazia la libertà di certo perde le ruote di equità, solidarietà, di Égalité e Fraternité di cui ha necessità per esistere.