Malinconia e tristezza hanno caratteri affini. Tant’è che può essere difficile distinguere nel vissuto mesto e dolente che si prova se si tratti dell’una o dell’altra. Perché effettivamente hanno in comune una provenienza, una necessità: il bisogno dell’io di concentrarsi su di sé, di focalizzare le proprie emozioni e attenzioni sulle ferite del proprio mondo interno.
Senonché la malinconia ha una stoffa differente, possiede una consistenza esistenziale. Riguarda cioè il proprio esistere, nella sua relazione con la vita e le esperienze. Infatti, se la tristezza è un avvenimento dei sentimenti localizzato nel tempo, circoscritto da cause precise e origini riconoscibili, la malinconia è uno stato irriducibile dell’anima.
Le caratteristiche del sentimento malinconico, ancorché quasi indicibili e rarefatte, possono essere riconosciute in due ingredienti.
Un ingrediente è un sentimento incolmabile, per questo esistenziale, della carenza. L’animo malinconico attinge e proviene da un vuoto. E’ posseduto da un vissuto di mancanza nella propria vita. Una mancanza che non assume mai una forma precisa e contorni esatti. Né un’urgenza lacerante. E’ una lacuna d’essere, penetrante e indeterminata, destinata a non essere mai estinta da ciò che si vive. Nell’animo malinconico questo sentimento di carenza incolmabile non genera una resa, semmai alimenta un tenace desiderio, un anelito e una sete nel voler essere di più, nel realizzare sé in modo completo e autentico. Senonché, attingendo a una mancanza insanabile, il desiderio non trova mai un’esperienza che lo possa placare definitivamente. E’ perciò questo desiderio, incessante e allo stesso tempo irrealizzabile, che si trasforma in sofferta e dolente malinconia. Una sete d’essere che, per quanta acqua possa avere, perdura sempre viva.
Da questa incompletezza irrisolvibile, si forma il secondo ingrediente della malinconia: il ripiegamento introspettivo. Con il bisogno di dedicare attenzioni, energie e cura al proprio incompiuto desiderio di completezza. Un ripiegamento dell’animo che nutre introspezione, interrogativi, alla ricerca di un sé sempre irriducibilmente sfuggente. Invece che ignorare, invece che omettere o rimuovere, il sentimento malinconico si dedica a esplorare il proprio impossibile e intangibile desiderio d’essere, sempre con l’ingenua e infantile speranza che possa compiersi.Lo stato malinconico si esprime così in una partecipe e dolente vicinanza con se stessi, dedicata ad accudire la lacuna esistenziale da cui si è toccati. Una vicinanza a sé che produce il prodotto più pregiato della malinconia: una profonda consapevolezza.