“Il limite non è il punto dove una cosa finisce, ma ciò da cui inizia la sua essenza”. Heidegger
L’identità si trasforma e cresce sui propri bordi, sui margini. Come un tronco d’albero di cui sai la vita arrivando ai contorni esterni.
Ogni identità possiede molti spessori, diverse sedimentazioni. Alcune sono così stabili e consolidate da essere difficilmente modificate dalle esperienze che si vivono. Un repertorio di convinzioni, di emozioni, di gesti, di percezioni, come un nocciolo duro che non si adatta, ma permane.
Mentre è sui margini, dove vi sono incertezze, esitazioni, idee abbozzate, sentimenti nel loro primo fiorire, gesti inediti, soprese. Ci imbattiamo nei nostri margini, il territorio meno stabile, meno irrigidito, più sensibile, della nostra identità, quando le esperienze che viviamo sollecitano, provocano, sfidano i nostri limiti.
I nostri margini sono sovente residui, terra parziale, per lo più inascoltati, trascurati, una zona d’ombra che lascia anche disagi, da abbandonare per rifugiarsi nel duro e solido della corteccia interna, di chi siamo da tempo, con le sue certezze e la sua rassicurazione. Ma per quanto fragili, persino faticose, le nostre esperienze di margine sono il luogo del divenire, dell’inizio dell’altrove, perché portano con sé sguardi nuovi, immaginazione e scoperte.
Non riuscire non è solo un limite in cui ci si imbatte, fallire non è solo il disagio dell’insuccesso, esitare non è solo il morso dell’insicurezza, sono i margini di dove siamo arrivati, confini affacciati sul mutamento, da espandere il perimetro di chi siamo.
Vi sono vite che si tengono lontane dal proprio margine, accoccolate nella sicurezza di ciò che sono diventate, e lo ripetono. A volte anche accompagnate dalla felicità.
E altre che hanno bisogno di stare sui propri limiti, sui propri confini, assetate di dove s’infuoca l’ignoto, per dissetarsi di colori nuovi, di emozioni sconosciute, di espressioni nuove. Sono vite che sovente cercano e praticano la bellezza, perché è della bellezza stare e vivere sui margini, dove nessuno è arrivato nello stesso modo prima, per percepire il possibile di coinvolgimenti nuovi, di emozioni che meravigliano, di un’identità che si trasforma. Come accade quando sei su un margine.