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GianMaria Zapelli elsewhere

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Ripetere è una necessità dell’io, a volte un sintomo

Ripetere è una necessità dell’io, a volte un sintomo

Abbiamo bisogno di ripetere, replicare modi di pensare, abitudini, scelte, comportamenti. L’io ha necessità di un perimetro che consenta identità e familiarità. La ripetizione consolida e rafforza, produce la solidità di una presenza e una persistenza.

Perché se fossimo sempre incessantemente in mutamento, se non avessimo mai ripetizioni, non sarebbe l’euforia della scoperta sempre nuova, ma la depressione dello smarrimento, del disorientamento.

Perciò ripetere non è solo una funzione di sopravvivenza, garantendoci di vivere ciò che già abbiamo imparato e conosciuto, è anche una funzione identitaria, è costitutivo del sé. Solo così il nuovo, il cambiamento, il mutamento possono esprimere la loro funzione generatrice, se avvengono all’interno di un solido terreno di ripetizioni, che consentono al cambiamento di essere ancorato e indirizzato. Diversamente un incessante susseguirsi di cambiamenti sarebbe devastante.

Ma va anche ricordato che non ogni ripetizione è benefica, non è sempre un piacere ciò che ripetiamo, non ogni abitudine che riproduce il medesimo comportamento è encomiabile. Vi sono ripetizioni che si sono insediate nella nostra identità e sono piuttosto il sintomo di una prigione, l’inizio di una scarsità, di una debolezza, e anche se producono sicurezza, allo stesso tempo sono condizionate da origini disfunzionali. Ripetiamo paure, modi di agire inefficaci, pensieri che ci impediscono di guardare altrove. Ripetiamo perché siamo predisposti, anche con le ferite.

Così, un dilemma che potremmo incontrare, di quelli che apparecchiano il nostro futuro, è raccogliere le nostre ripetizioni e trovare quelle che meritano di essere esaltate e accudite e quelle che invece ci mantengono in sbarramenti di cui non essere fieri, di cui potremmo fare a meno.Non è facile questa decisione, perché ogni ripetizione, anche quella più perniciosa, che è entrata a far parte del nostro io, rivendica la sua necessità e suscita il timore, se perduta, di smarrire con essa molto di più. Cambiare è anche questo, affidarsi alle ripetizioni che ci aiutano, per rimuovere quelle che si fingono necessarie, ma in realtà meritano di essere interrotte.

 

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