Un tema complicato la corrispondenza tra ciò che si pensa e ciò che si dice, che riguarda il mentire o il tacere.
Mentire: dire qualcosa di differente da ciò che si pensa. Un comportamento universalmente considerato scorretto. Perché la sincerità è una condizione per la fiducia, per costruire legami solidi e una sicurezza verso l’attendibilità di ciò che viene scambiato, promesso, condiviso. Eppure vi sono occasioni in cui mentire, dire qualcosa di differente da ciò che si pensa, è un bene maggiore della sincerità. E probabilmente ogni persona ha incontrato la menzogna come dilemma etico, dove non sempre è così evidente il beneficio della sincerità. Per questo è sopravvalutata l’idea che sia giusto dire SEMPRE quel che si pensa.
Tacere: non dire quel che si pensa. Sovente il silenzio, il tacere, è preceduto da una paura. La paura entra nel nostro cuore frenandoci dal dire quel che pensiamo. Così si rimane in silenzio, a volte con la sensazione di essere stati dei codardi, subalterni alla nostra paura che ci ha fatti tacere. Ma non tutti i timori che vengono ascoltati dal nostro cuore sono indizio di poco coraggio. Vi sono timori che ci bloccano dal dire quel che pensiamo che sono scorretti, perché ci frenano inutilmente. Ma vi sono anche timori che vanno ascoltati, perché le conseguenze a quel che diremmo non sarebbero utili, né giuste e neppure necessarie. Perché dire quel che pensiamo a una persona arrogante e maleducata? Cambierebbe qualcosa nei suoi modi di agire? Ci ascolterebbe? Oppure queste nostre parole finirebbero per precipitarci in un litigio senza alcuno sbocco utile. Dire quel che pensiamo a volte è solo cercare una gratificazione personale e narcisistica (“sono riuscito/a a dirlo”), senza ottenere alcun un risultato relazionale. Abbiamo dato voce all’io. Ma è veramente un segno di forza e sicurezza? Aver detto quello che pensiamo a una persona nemica e ostile, che non ci ha ascoltati? Oppure la forza è nel sereno silenzio, di chi non ha bisogno di dire la sua quando sarebbe del tutto inutile?
Dire quel che si pensa non è un valore in sé, una necessità a prescindere da con chi si è in relazione, dalle situazioni in cui ci si trova. E, non ultimo, dalle capacità che si possiedono, perché occorrono grandi abilità comunicative ed emotive per dire esattamente quel che si pensa e ottenere che gli altri ci ascoltino, non si sentano feriti, non reagiscano, cambino idea, ci diano ragione.
Sicché, se a volte scopriamo in noi delle paure che ci impediscono di dire quel che pensiamo, forse è benefico non guardare a questi stati d’animo come a una debolezza. Meglio parlare alle nostre paure, chiedendoci se hanno del buono. E se vi sono situazioni in cui sarebbe meglio sapessimo dire quel che pensiamo, allora debbiamo allenarci al coraggio, che è la nostra capacità di non seguire la strada delle nostre paure.