fbpx
GianMaria Zapelli elsewhere

Un contributo psicologico
per una vita consapevole,
gentile ed etica.

Cerca
Close this search box.
Cerca
Close this search box.
/

L’opportunismo della vittima

L’opportunismo della vittima

Le vittime non sono tutte uguali.
Vi è chi viene ridotto a vittima, sopraffatto, privato di condizioni vitali, mortificato senza possibilità di difesa e identità.
Ma vi è anche chi si appropria del ruolo di vittima, rivendicandone lo status ed esibendone la condizione. La vittima è sovente il protagonista di questo tempo. In un’epoca che facilmente evapora l’identità, lo status di vittima fornisce un supplemento di sé.

Assumere il ruolo della vittima è un potente generatore di identità. Consente di collocarsi in una zona franca, immuni dalla critica, dove non è fondamentale ciò che si fa, ma ciò che si è subito o perduto. Nella posizione della vittima si ottiene l’esenzione dalla confutazione, dalla possibilità che le proprie convinzioni siano falsificate. La rivendicazione della vittima garantisce innocenza e l’esclusione dal confronto e dalla responsabilità.

Senonché Richard Sennett scrive: “Il bisogno di legittimare le proprie opinioni in termini di offesa o di sofferenza che si è subita lega sempre più gli uomini alle offese stesse“. Quello di cui si ha bisogno viene affermato attraverso quello che è stato negato.

Il dilagare vittimario appare un prodotto del passaggio dalla modernità al contemporaneo. E’ una strategia di sopravvivenza. Che trasforma la debolezza, la perdita e la vulnerabilità in una condizione di vantaggio, utilizzando il reclamo targato di innocenza e verità. Nel rapporto con un mondo che ha reso impervie la speranza, la fiducia e il futuro, la metamorfosi vittimistica consente una collocazione che non impegna, non progetta futuro, ma si nutre del negativo e della carenza per ricavarne una condizione di isolamento protetto, dal dubbio e dalla necessitò di fiducia per includere il mondo. La ragione della vittima, che non accetta altra ragione, produce durezza e compattezza, in un mondo dove invece nulla può essere considerato solido. Il protocollo immunitario della vittima è un antidoto alla paura, perché produce certezza esente da dubbi, attraverso l’essere contro, sfuggendo dall’impegno dell’essere con.

L’identità indiscussa e indiscutibile della vittima viene anche blandita e lusingata da chi aspira alla leadership politica, attraverso l’esaltazione e l’esasperazione del risentimento, generando un populismo che ignora il dubbio.

Per non cadere nella logica pragmatica e risentita della vittima occorre accettare di essere vulnerabili e non di sentirsi vittime. Di avere nella propria identità la fragilità come condizione umana, a cui appartengono le ferite come esperienza ineludibile, ma che se riconosciute diventano condizione per trovare nell’altro la via per costruire un futuro di solidarietà.

Potrebbe interessarti
CERCA ANCHE ALTROVE.
Parole per ispirarti
ESPLORA L'ARCHIVIO
Cerca ciò che ti incuriosisce, le idee e le parole per il tuo lessico personale.
PODCAST

Pensieri da ascoltare.

NEWSLETTER

Unisciti anche tu

Ricevi settimanalmente due post per essere anche altrove.

La tua email sarà protetta. Potrai sempre annullare l’iscrizione.
Se vuoi sapere con più precisione come verrà protetta la tua email leggi la privacy policy.