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GianMaria Zapelli elsewhere

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Il pensiero come effetto collaterale

Il pensiero come effetto collaterale

L’essere umano è il solo animale a possedere strutture neuronali, nella corteccia prefrontale, dedicate alla possibilità di ripensare e riconsiderare ciò che produce il resto del cervello. Solo noi possiamo rallentare il pensiero e interrogarci se sia giusto, corretto o chiaro quello che stiamo pensando o facendo.

 

La capacità di riflettere criticamente, utilizzando le strutture neurali corticali frontali, si è sviluppata all’origine come soccorso alla sopravvivenza e all’azione. Agli albori della nostra evoluzione, le necessità biologiche di conservazione hanno generato risorse corticali aggiuntive, in grado di correggere con il riesame critico le strategie di sopravvivenza e l’azione.

INFATTI, ancora oggi, quando la regia di ciò che pensiamo e facciamo viene lasciata alla spontaneità, l’attivazione delle possibilità cognitive di riesame e controllo delle nostre regioni frontali avviene solo quando serve all’azione. Il dubbio e l’autocontrollo vengono richiesti dal resto del cervello quando la risposta routinaria già disponibile non è adeguata e sufficiente. Guidiamo abitualmente con il pilota automatico. Solo quando davanti troviamo sbarrata la solita strada si attiva l’attenzione verso ciò che stiamo facendo o stiamo pensando.

 

Senonché le strutture della corteccia prefrontale maturate nel nostro cervello, originariamente dedicate ad incrementare risorse di sopravvivenza, hanno prodotto importanti conseguenze collaterali, che hanno oltrepassano i limiti e il bisogno della sopravvivenza. Così, solo nell’essere umano, si è prodotta una differenza tra biologia e cultura, tra natura e coscienza. Una sora di deriva biologica, di direzione secondaria, prodotta dalla nostra mente, con la sua facoltà di allontanarsi dal vincolo della sopravvivenza, dal dominio della spontaneità routinaria del cervello. Perché cultura e coscienza iniziano quando la mente e i suoi prodotti sono indipendenti dagli automatismi cerebrali della conservazione, della protezione dai danni e dalle sofferenze. La cultura e la coscienza iniziano quando si esercita il dubbio.

 

IL DUBBIO, la domanda, l’opposizione e il dissenso verso ciò che il resto della propria mente pensa, producono la deriva umana dalla sola necessità di conservarsi e perdurare. Uno spostamento che può essere anche autolesivo e persino dannoso per la sopravvivenza (si pensi alle tante modalità umane di distruggere la vita), ma può anche regalare doni meravigliosi, come l’etica, la bellezza, la felicità e persino un sentimento di libertà.

 

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