La sensibilità romantica è un sentimento di confini, di estremità, di audacia.
Possiamo estrarre i tratti di un romanticismo psicologico nel bisogno di avere nelle esperienze che si vivono l’ingrediente della tempesta (“sturm und drang”), ovvero l’aspirazione a un coinvolgimento sentimentale assoluto, tanto potente da annullare i confini e le distanze, per propagare completamente sé stessi in un’altra persona.
Ed è tempesta perché nello slancio romantico si corre il rischio del sacrificio, del martirio, dedicandosi all’amore in modo radicale e incondizionato, che viene desiderato per ciò che può trasfigurare, trasformare e travolgere. Per questo il sentire romantico si spinge alle estremità, cerca distruzione e totalità, perché aspira a un’esperienza che fonde, che dissolve l’io e il tu nell’essere noi.
È dunque titanico il romanticismo, perché si nutre di inquietudine, di desiderio sproporzionato, irragionevole, che poco si misura con la realtà, con le proporzioni del possibile, mentre è sfida rivolta all’amore e ai suoi limiti.
Per questa sua aspirazione all’assoluto, che dissolve la singolarità nell’unione, il romanticismo è inebriante, eccitante, perché alimenta uno stato d’essere illimitato, proiettato nel sogno, nell’emozione seducente di essere oltre i limiti di sé e della realtà, che divide, separa, relegando ciascuno al confine della sua singolarità. Il romanticismo ambisce a una trasfigurazione, ad un’elevazione: sottrarsi ai limiti del sé, evadere da sé e transitare in altro, con un Altro.
Si può, allora, osservare quando l’attesa romantica declina e si scolorisce nel sentimentalismo. Quando il romanticismo perde il suo azzardo, la sua condizione rischiosa ed estrema, per trasformarsi nello sdolcinato e addomesticato piacere dello scambio affettivo cerimonioso. Si perde il romanticismo, e ne rimane la sua ombra, quando il desiderio di assoluto, di totalità nell’amore, si tiene lontano dal rischio della sua sconfitta, dalla ferita del fallimento, della solitudine.
La forza romantica è nel coraggio di aspirare al tutto, disponibile ad affrontare il rischio di perdere. Perché l’assoluto che si può trovare, l’amore che si potrebbe realizzare, sono il frutto di come ci si è arrivati, del rischio in cui si è stati capaci di gettarsi, correndo il pericolo di scomparire, di annientarsi nel dolore. L’abbraccio che si trova, attraverso l’impeto romantico, toglie il respiro, perché è approdo, dopo essersi affidati alla tormenta, dopo essersi consegnati totalmente al proprio desiderio di totalità, senza sapere se vi sarebbe stato un porto.
Sicché, una cena a lume di candela sarà tanto più romantica quanto sarà stata audace la tempesta alle spalle, e il rischio corso per arrivare, seduti uno di fronte l’altra, e sapersi di essere insieme il Tutto.