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GianMaria Zapelli elsewhere

Un contributo psicologico
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Segreti e buoni nascondigli

Segreti e buoni nascondigli

A volte iniziare qualcosa non è facile, richiede forza, perché strappa dal suo segreto una possibilità. Ciò che comincia si fa spazio in ciò che già esiste, imponendo un cambiamento. “E’ un’enorme violenza cominciare qualche cosa.” (Rilke).

Forse per questo teniamo in noi, occultati, inizi, possibili avvii o partenze . Ci prendiamo cura di mondi che rimangono nei nostri desideri; un possibile che nascondiamo e che teniamo segreto. Abbiamo bisogno di segreti, perché avere un mondo interiore e privato ci consente di estenderci verso altre possibilità, altre opportunità. Celiamo in noi sogni e immaginario, che andiamo a trovare e ritrovare, sovente quando ci sentiamo più fragili o feriti, per sentirci vicini a un possibile, che se anche non avrà inizio vive in noi di speranza. “In ogni vita c’è qualcosa che resta non vissuto, come in ogni parola qualcosa che resta inespresso.” (Agamben).

Segreto deriva dal latino secretus, che ci ricorda l’atto di separare, di mettere in disparte. Nel segreto prendiamo della realtà e la separiamo dal resto, per riservarla a noi stessi.

Ma non tutti i segreti sono uguali. Vi sono segreti che hanno una straordinaria capacità di propagarsi. Segreti che cercano luce, che hanno bisogno di essere rivelati. Segreti usati per generare complicità e un sentimento di privilegio, nel sentirsi possessori di un segreto, con il piacere di avvalersene.

Vi è anche, però, il segreto che sa vivere il silenzio. Quello che raccogliamo nel gesto che indoviniamo rivelazione di un’emozione, nella storia personale di cui siamo messi a conoscenza, nella confidenza che ci viene consegnata con poche parole. Segreti che nascono quando siamo vicini, prossimi, a qualcuno che separa con noi il suo cuore. Segreti che non diventano racconto per altre orecchie, poiché il loro destino è di nascondersi nel nostro silenzio, come un gioiello meraviglioso che ci appartiene e che rinunciamo a indossare in pubblico. E’ dunque capacità aver cura dei segreti, senza essere sedotti dalla gratificazione, piccola piccola, di possedere un segreto che possiamo rivelare. Senza cadere nell’autocompiacimento di credere che un segreto da poter confidare ad altri ci possa rendere interessanti, complici, o persino amici.

Da bambini nascondersi è una felicità. Il bisogno di celarsi e di essere scoperti è motivo di giochi e di esperienze. Si cresce di nascondiglio in nascondiglio. Senza segreti. Poi sopraggiunge l’età adulta che porta allo scoperto e nascondersi diventa una forma di debolezza. Cessiamo di nasconderci, poiché essere adulti è compito di doveri e visibilità. Smettiamo di nasconderci e abbiamo segreti. Anche se non sono cessati i nascondigli, sono diventati invisibili. Ci nascondiamo ancora, in qualcosa o in qualcuno, in un attimo oppure per sempre, ma non lo riveliamo, accudiamo i nostri segreti.

Un bambino conta sino a trentuno e poi corre con un sorriso a cercare gli altri bambini che sono nascosti da qualche parte.

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