Il rapporto tra il sentimento d’amore e le emozioni che si vivono non è lineare, non è riducibile a un legame diretto tra causa ed effetto. Per quanto in relazione, sentimento ed emozioni sono due esperienze psicologiche e umane differenti, non raramente in antagonismo.
Da ricordarci che l’emozione è una reazione della mente automatizzata neurobiologicamente, che avviene in modo localizzato nel tempo e nella durata, a seguito di un’esperienza a cui si è esposti, verso la quale l’emozione produce un movimento psicologico e anche fisico di avvicinamento (commozione, gioia, gratificazione) oppure di allontanamento (rabbia, disgusto, paura).
Di altra natura il sentimento, più simile a un organismo che si insedia nell’animo, crescendo e sviluppandosi nel tempo, nutrendosi di molte e differenti risorse. Tra i tanti ingredienti che concorrono alla vita o alla morte dei sentimenti vi sono i desideri e i sogni, il tempo che accumula esperienze e condivisione, gli interessi partecipati, il bisogno di legarsi e anche quello di sentirsi accolti.
Se, dunque, l’emozione è sempre un episodio (anche nel ripetersi) il sentimento è una durata. Se l’emozione è mediata dalla regia neurocerebrale dell’amigdala il sentimento dilaga in tutte le espressioni dell’io. Frequentemente sono le emozioni ad accendere o spegnere i sentimenti, ma i sentimenti sarebbero impoveriti se solo alle emozioni affidassero la loro sopravvivenza.
Può essere l’intensità di un affascinamento verso una persona a innescare e impiantare il sentimento, un detonatore che mette in movimento il cuore che raccoglie e arruola desideri, fantasie, proiezioni, memorie, vuoti da colmare. Così può accadere che siano le emozioni a minare e demolire un sentimento, quando sono abbondanti di rabbia, delusione, malessere, al punto da inaridire le radici con le quali il sentimento era innestato nella propria vita.
Ma se è pur vero che le emozioni hanno un ruolo nella vita di un sentimento, il rapporto con i propri sentimenti d’amore non è appaltato (o non lo dovrebbe essere) alle emozioni. Non dovrebbero le emozioni, con la loro natura automatizzata e impulsiva, largamente prodotta dalle esperienze dolorose vissute, a orchestrare l’esistenza e il valore di un sentimento.
Saper curare i propri sentimenti è per questo nella capacità di distinguere le ragioni di un sentimento dalle ragioni di un’emozione. E se un sentimento, come accade, esaurisce le sue energie non dovrebbe essere deciso dalle emozioni, ma da ciò che non è più presente nelle parole e nelle esperienze che si vorrebbero scambiare, nei valori a cui ci si ispira, nell’entusiasmo verso un futuro condiviso.
La differenza tra un sentimento che si prova e le emozioni che si vivono si palesa nella presenza di emozioni che prevaricano il sentimento, che ignorano il sentimento, che si impongono nella permalosità o nell’irritazione, in parole che feriscono e in gesti sgradevoli, nonostante sia presente un sentimento d’amore. Come, ad esempio, quando irrompe l’automatismo della permalosità con la propria partner dimentica di chiamarci, o quando veniamo impadroniti dalla rabbia se dobbiamo spiegare per l’ennesima volta qualcosa già ben spiegato: sono emozioni che dilaniano la comunicazione, che producono liti e conflitti ignorando il sentimento che si vive. V’è allora da chiedersi se il proprio sentimento d’amore meriti di essere sbaragliato e relegato in secondo piano, perché un’emozione, un automatismo neurologico, incurante del nostro legame affettivo, ci sta facendo inveire con chi ci diciamo di amare.