Dove vi è soffrire non vi è morire.
Soffrire e morire sono due esperienze opposte. Mentre il soffrire è un’esperienza, il morire è invece la negazione di ogni esperienza. Infatti, non ci è possibile l’esperienza effettiva del morire, se non in forme analoghe: la separazione, la perdita, il lutto.
Di segno opposto, dunque, soffrire e morire non vanno nella stessa direzione: mentre il soffrire è assoluto della presenza, il morire è assoluto dell’assenza. Nel soffrire vi è ricordo, nel morire vi è invece oblio. Nel soffrire vi è insistenza e tenacia, nel morire vi è invece rinuncia e abbandono. Nel soffrire vi è commemorazione dell’io, nel morire vi è invece un distacco dall’io. Mentre la sofferenza mette in primo piano se stessi e le proprie emozioni, la morte toglie ogni primo piano, è impossibilità radicale per l’io.
Forse per questo si soffre in prossimità della morte, o di ciò che solo la evoca, perché è la rivendicazione dell’io alla propria presenza, alla propria esistenza. La sofferenza non accompagna la morte, ma la rifiuta, la contrasta, le si oppone,c on la forza della coscienza che si batte per manifestare se stessa. Le lacrime sul volto sono dolore, compassione quando partecipano al dolore degli altri, sofferenza che si sprigiona cercando e trovando la tangibilità assoluta e viva, ancorché dolente, del proprio io.