Una delle modalità più comuni, e sovente efficiente, di apprendimento si avvale dell’errore di predizione.
Quanto entriamo in un bar e salutiamo la persona dietro il banco, ci attendiamo una risposta. Se la risposta è differente da quella che ci attendevamo, più calda o più fredda, proviamo sorpresa.
La sorpresa è un evento di apprendimento. L’errore di predizione, connesso a una differenza tra ciò che ci si attende e la realtà, viene riconosciuto da uno specifico circuito neuronale, che si attiva producendo dopamina, un neurotrasmettitore. La dopamina agisce come un messaggero della sorpresa, irrorando diverse strutture cerebrali, diventando così un combustibile per l’apprendimento. I circuiti irrorati dalla dopamina diventano più flessibili e predisposti a cambiare, a mutare le connessioni che li caratterizzano. In assenza di dopamina, invece, i circuiti neuronali sono per lo più rigidi e poco malleabili.
In sintesi, poiché apprendere biologicamente significa modificare reti sinaptiche, che prefigurano esperienze e automatismi, una strategia efficace è esporre il cervello alle sorprese, per alimentarlo di dopamina, ovvero di una nutriente per la sua plasticità neurale, che consente di modificare le esperienze automatizzate nelle reti sinaptiche. Ma cercare e trovare soprese non è affatto facile, perché sono anche ciò che il nostro cervello più vorrebbe evitare. Occorre volontà e metodo per sapersi sorprendere, per avventurare il nostro cuore in ciò che non sappiamo prevedere, accentando di non averlo previsto, di non conoscerlo già, di esserne modificati.