La timidezza è una caratteristica che quasi tutti annoveriamo nel nostro identikit. Certo in misura e incombenza differenti, ma ben pochi si ritengono totalmente esenti da occasioni nelle quali se ne è vissuto il freno.
Vi sono forme ingombranti di timidezza, che si avvicinano all’ansia sociale, alla costante incapacità di sentirsi adeguati in una relazione di visibilità e protagonismo in mezzo agli altri. Nelle sue forme più ricorrenti la timidezza è un sopportabile meccanismo di protezione, di difesa. E come per molti inconsci meccanismi di difesa, la timidezza ha una manifestazione a volte disagevole, però largamente compensata da una finalità vantaggioso, conveniente.
Che sia nel tenerci in disparte, invisibili e bloccati, o che si mostri agli altri – il viso che arrossisce, la voce che si abbassa, il corpo che si ritrae – è una comunicazione a nostro beneficio. Siamo noi stessi il principale destinatario della timidezza, proprio nel momento in cui ci sentiamo più esposti agli altri, più vulnerabili nella nostra relazione con gli altri. In queste circostanze, nelle quali siamo sopraffatti dal nostro legame con gli altri, dalla dipendenza da questo legame e dal giudizio che porta con sé, ecco presentarsi la timidezza con i suoi modi caratteristici: preoccupazione, sentimenti di inadeguatezza o incapacità, timori di non essere accettati o di essere respinti. In queste occasioni della nostra fragilità, di un mondo fuori di noi che sentiamo minaccioso o difficile, i modi della timidezza hanno una precisa strategia protettiva: di ritirarci in noi stessi. La timidezza, con il suo carico di timori si prende cura del nostro io, restringe il nostro campo di interesse a noi stessi.
Con il suo imperativo pre-occupato, porta al centro della nostra attenzione quel che viviamo, i timori che avvertiamo. Nei timori della timidezza otteniamo un’attenzione a noi stessi. Ciò che intimidisce, la minaccia che si vive, si trasforma in preoccupazione di sé, in calore per sé. Infatti, anche fisicamente, frequentemente la timidezza è accompagnata da un corpo che sale di temperatura. La timidezza non è preoccupazione per altri, ma strategia di porre noi stessi al centro delle nostre attenzioni, con benevolenza verso la nostra gracilità.