fbpx
GianMaria Zapelli elsewhere

Un contributo psicologico
per una vita consapevole,
gentile ed etica.

Cerca
Close this search box.
Cerca
Close this search box.

Il timore che diventa affinità o distacco

Il timore che diventa affinità o distacco

Stiamo assistendo a un nuovo contenuto del fronteggiamento sociale: di riconoscimento e apprezzamento dei simili e di allontanamento dai differenti. Alle conosciute differenze che ci uniscono e ci separano – di status economico, di educazione culturale, di appartenenza geografica – se ne è aggiunta un’altra, socialmente tangibile, nelle prassi della convivenza: la differenza nella relazione con il timore.

Il timore di poter essere contagiati non è più un’esperienza privata, si è trasformato in messaggio. E’ anche comunicazione, modi di essere in relazione agli altri, che producono sentimenti di affinità o di estraneità nel sentimento di rischio che si vive. Chi adotta precauzioni minuziose ed estensive, chi indossa la mascherina ispirandosi agli indirizzi governativi e chi la relega sull’avanbraccio, mostrando di giudicare pavide le persone che ne fanno uso. 

Ogni segmentazione sociale, che genera solidarietà e conflittualità, tolleranza e intolleranza, si alimenta di giudizi, di un sentire valutativo che accoglie o condanna gli altri. Sentirsi simili o sentire estraneità. Così i modi di vivere il rischio Covid non è più un’esperienza emotiva intima e riservata, produce schieramenti, fazioni, opposizioni, giudizi e meritocrazie. 

L’emozione del rischio a cui si teme di essere esposti si è trasformata in una logica del valore sociale che soppesa l’altro, stabilendo classificazioni e classi sociali. Il timore, nella sua esperienza individuale, è diventato un criterio di vicinanza o distanza sociale. 

Camminare per le vie del centro non è più solo una società che è differenziata per gli indizi di benessere economico che rivelano le persone, o per la natura etnica di origine, oggi lo è anche per come interpreta il rischio attraverso l’uso o il non uso della mascherina e nei comportamenti di convivenza e vicinanza sociale. Indossare o meno la protezione sul viso non è più solo un atto sanitario, ma è una dichiarazione che schiera i sentimenti, i valori, il giudizio che abbiamo degli altri.

Un’ennesima forma, organizzata dal timore, a cui siamo psicologicamente predisposti, di stabilire simili e diversi da noi.

Potrebbe interessarti
CERCA ANCHE ALTROVE.
Parole per ispirarti
ESPLORA L'ARCHIVIO
Cerca ciò che ti incuriosisce, le idee e le parole per il tuo lessico personale.
PODCAST

Pensieri da ascoltare.

NEWSLETTER

Unisciti anche tu

Ricevi settimanalmente due post per essere anche altrove.

La tua email sarà protetta. Potrai sempre annullare l’iscrizione.
Se vuoi sapere con più precisione come verrà protetta la tua email leggi la privacy policy.