Meglio ottenere subito un beneficio, o attendere per ottenere in quantità maggiore dopo? È un dilemma affatto banale, che sta nel terreno di molte e vitali decisioni che vengono prese.

Numerose ricerche empiriche condotte sugli italiani, ma non solo, rivelano una larga predilezione per il godimento immediato, pur di un bene parziale e minore, alla procrastinazione nel tempo per un bene più sostanzioso. In altre parole, meglio la certezza, la soddisfazione immediata, al dover affrontare un’attesa che sposta nel futuro il piacere. Perché dove vi è di dover attendere, ancorché con buone rassicurazioni sull’esito, occorre comunque accettare un’alea, affidarsi a una promessa spostata nel tempo.

Sicché potremmo interrogarci su quale sia la nostra propensione ricorrente tra l’uovo o la gallina. Potrebbe rivelare una trama esistenziale affatto banale, su quali siano gli itinerari che prende la nostra vita. Piccoli indizi come questo: ci troviamo in una città straniera ed è tempo di pranzo. Cerchiamo un ristorante. Scegliamo il primo che ci appare decente, sebbene non esaltante? Oppure proseguiamo la ricerca nelle vie, sperando di trovare un ristorante che ci convinca pienamente? Sarebbe troppo banale ritenere che questa scelta sia dettata solo dai morsi della fame.

Oppure indizi più consistenti: ci siamo innamorati della persona che al meglio coronava i nostri desideri e sogni? Oppure di chi si è presentat* nella nostra vita come occasione accessibile, evitando di dedicarci alla ricerca di un sogno che avrebbe potuto essere irrealizzabile?

O ancora: il lavoro che abbiamo è quello dei nostri desideri, che abbiamo cercato con tenacia, scartando occasioni che abbiamo avuto, ma meno esaltanti? Oppure è quello che ci dava la certezza di un reddito e una sufficiente aderenza con le nostre attese?

Insomma, l’uovo o la gallina ci portano su due esistenze molto differenti. Non necessariamente una è preferibile all’altra. Entrambe offrono buone ragioni e indubbi benefici. 

Ancora una volta, quando si ha a che fare con la psiche, la differenza è nella consapevolezza, lucida e coraggiosa, di ciò che si perde, non solo di ciò che si ottiene. Perché non siano paure sovrabbondanti o ansie eccessive a dirigere la nostra rotta, ma il progetto di autenticità a cui aspiriamo.