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GianMaria Zapelli elsewhere

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Quando mettiamo alla prova le persone senza accorgercene

Quando mettiamo alla prova le persone senza accorgercene

A volte cerchiamo prove, fatti che ci dimostrino quello che abbiamo bisogno di conoscere: di esser amati, che sia una vera amicizia, di essere stati ascoltati, rispettati o accettati.

La prova che otteniamo, o non otteniamo, non è mai un risultato assoluto, indipendente da come è stata ricercata e da perché è stata ricercata. Ogni ricerca di prove nasce da un presupposto. Magistrale nell’Otello di Shakespeare la cecità della gelosia nella scelta delle prove per stabilire l’autenticità dell’amore di Desdemona.

Ma se sono sovente abbastanza evidenti le circostanze in cui vengono cercate prove fuori strada, per effetto di stati d’animo eccessivi, sequestrati da timori o ansie, vi sono volte in cui cerchiamo prove senza esserne consapevoli. Senza accorgerci mettiamo alla prova gli altri. Provocando uno degli stati d’animo relazionali più disagevoli, che genera arretramento e difese: quando ci si sente messi alla prova da qualcuno.

Ci siamo a lungo impegnati ad aiutare una persona, anche quando era in difficoltà. Abbiamo costruito nel tempo quello che crediamo, convinti, un ottimo rapporto. Accade che siamo noi ad aver bisogno di lei, del suo aiuto. Facile che questo aiuto arrivi subito. Ma se non arrivasse, cosa facciamo? Vi è chi attende. Ovvero chi si attende da quella persona ciò che crede meritato, persino dovuto per equa reciprocità. Senonché più il tempo trascorre senza che arrivi il suo aiuto, più crescerà disagevolmente un sentimento di malessere, di delusione, producendo un deterioramento irrimediabile del legame. Sul bisogno di aiuto è prevalso il bisogno di una prova. Invece che richiedere subito, apertamente e in modo diretto l’aiuto necessario, e probabilmente ottenerlo, si sottopone a una prova l’altra persona, che deve dimostrare il suo debito, attivandosi senza essere sollecitata.

Intorno a noi la vita ci offre occasioni per trasformare i fatti in prove, per poter verificare, accertarci, sentirci rassicurati. Emancipiamo i fatti allo statuto di prova, per dimostrarci di esserci giustamente affidati, per confermarci che noi valiamo non meno di altri, per avere certezza di essere stati capiti o di ricevere quanto crediamo ci sia dovuto.

Cercare prove non è di per sé disfunzionale, inutile o dannoso. Ci occorrono prove, evidenze che da soli, senza dei fatti, non troveremmo, per dare peso e consistenza alla nostra identità, per sapere di essere salvi e lontani dal dolore. Quel che fa differenza, nella nostra vita e in quella di coloro a cui chiediamo di provarci qualcosa, magari inconsapevolmente, è la risposta a questa domanda: ne vale veramente la pena, ovvero la prova? Poichè ogni volta che si cerca una prova non si è mai innocenti.

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