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GianMaria Zapelli elsewhere

Un contributo psicologico
per una vita consapevole,
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Conoscere sé stessi e una vita non per caso

Conoscere sé stessi e una vita non per caso

Chi sono? è una domanda inadeguata per cercare di comprendere sé stessi. Per molta psicologia è preferibile la domanda Da dove vengo, da quali esperienze? E non meno importante e necessaria, persino più impegnativa, è la domanda Cosa so prevedere della persona che sto diventando e sarò?

Sin dal pensiero dell’antica Grecia era evidente il profondo nesso proporzionale tra quanto ci si conosce e quanto si è padroni delle proprie scelte e delle proprie azioni. «Conosci te stesso» fu scritto ben visibile sul frontone del tempio di Apollo a Delfi.

Conoscersi riguarda il nostro futuro, poiché nulla ci accade a caso, anche se non lo comprendiamo. Infatti, riconoscere il nostro passato non è lo scopo della conoscenza di sé, è invece quello di comprendere il futuro che ci attende, attraverso la  consapevolezza del nostro passato. Escludendo che quel che saremo possa essere spiegato, con il senno di poi, attribuendolo al caso, di cui saremmo stati partecipanti senza ruolo. 

Quel che viviamo con le persone che abbiamo vicino, il lavoro che facciamo e quel che ci capita di gratificante o meno, gli avvenimenti che entrano nella nostra vita, raramente, proprio raramente, non riguardano chi siamo. Non riuscire a riconoscerne un legame con la nostra identità, con le nostre emozioni e le nostre capacità, non significa che non esista. 

Perdiamo conoscenza di noi stessi, e del nostro futuro, quando crediamo che le insoddisfazioni o le felicità per ciò che viviamo siano riconducibili a ragioni con cui non abbiamo complicità, credendo che non riguardino chi e come crediamo di essere.

Invece che cercare in ciò che ci accade quanto ne siamo estranei, quanto non riguardi i nostri modi di essere, conoscere sé stessi richiede una domanda opposta: “Dove vi è, in ciò che sto vivendo, il prodotto dei miei modi di essere?” Guidati dalla convinzione di non essere estranei a ciò che viviamo, troviamo domande che non ci siamo fatti, punti di osservazione nuovi, scoperte inedite. Invece che cercare ragioni che ci escludono dall’essere causa di ciò che viviamo, conosciamo più a fondo noi stessi cercando le ragioni che ci spiegano come invece ne siamo gli artefici.

Così, espandendo la consapevolezza di noi stessi, anche a costo di scoperte difficili e dolorose, riduciamo il caso nella nostra vita, riduciamo la condizione di essere inattivi destinatari di una sorte su cui non abbiamo possibilità. Possedere questa consapevolezza, di quanto siamo autori e autrici di quel che viviamo, ci dona il sentimento della nostra libertà. Capaci, in ogni circostanza, di una vita non per caso.

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