Vi è un preciso scarto, un nitido solco, che distingue come si è in relazione con sé stessi, e più ancora, come si è persona. Non si tratta di un meglio o di un peggio, di una via preferibile all’altra, ma di una diversità esistenziale, perché riguarda il modo di affrontare la propria umana identità. Più precisamente, riguarda come ci affacciamo sul nostro possibile, su quel che non siamo, sui contenuti di esistenza che non sono presenti nella vita che abbiamo.
Perché, pur sapendoci esistenze per natura umana incomplete che possono cercare di più,
non è uguale, né consueto nelle persone il tempo e il suo impegno, dedicati a interrogarci sul nostro imponderabile, ritirati in una conversazione introspettiva, e nel silenzio che le è necessario. Che la vita è invece per lo più consueta nelle abitudini, ripetitiva nelle scadenze, negli impegni ordinati e preordinati, nel quotidiano con la sua meccanica di ciò che deve essere fatto.
Così, ciò che ci rende differenti non sono solo i modi che abbiamo routinizzato, attraverso le pratiche quotidiane che ci fanno trovare chi già siamo e già conosciamo. Siamo differenti anche in modo esistenziale, perché riguarda quel che più di ogni cosa ci distingue nell’esistenza: come diamo voce e impegno a ciò che potrebbe stare oltre la vita che abbiamo già costruito. Nel modo di considerare quel potremmo, il desiderio non ancora realizzato, le conoscenze, le emozioni e le scoperte che ci mancano.
Ci emoziona e ci tocca ascoltare o vedere di mondi e modi che non ci appartengono, ma di cui comprendiamo la loro desiderabilità. A volte leggiamo pagine dove quel che non siamo, più felici, più efficienti, più appagati, viene istruito di pratiche e di suggerimenti. Ci emoziona e ci interessa, perché sappiamo che abbiamo la possibilità di andare oltre noi stessi. Risuona in noi l’eco di quello di più che sappiamo di poter essere.
Ma il sentimento della nostra ulteriorità a chi già siamo, la presenza nei nostri pensieri del desiderio di avere un altrove di esperienze non è l’esito di una volontà. Ci appartiene per natura psichica, umana.
Invece riguarda la volontà, lo sforzo, la fatica, la disciplina come trasformiamo il nostro potenziale di essere più completi, attenti, generosi, informati, coraggiosi in un effettivo, tangibile, compiuto cambiamento, con mutamenti che vincono sulle abitudini, sulle paure, sulla sfiducia, sulla pigrizia. E su questo fronte, in questo tangibile, a volte drammatico campo di battaglia con sé stessi, che le esistenze si colorano diversamente, attingendo alla possibilità umana di superarsi, di cercare di avvicinarsi ancor di più all’infinito dell’essere umani.