Le emozioni sono sempre di parte, mai neutrali. Faziosamente dalla nostra parte. E quasi sempre ci azzeccano. Pre-occupate della nostra integrità, del nostro equilibrio, del nostro bisogno di benessere, ci riforniscono di gratificazioni e gioia, ma cercano anche di tenerci lontani da danni e ferite. Infatti si è detto che possiedono un’intelligenza, le emozioni. Perché hanno una ragione, una logica, a cui si ispira lo loro azione irresistibile nelle nostre esperienze. Una ragione che però non è sempre ragionevole.
Quando la loro presenza, il loro indirizzo, limita e condiziona la nostra libertà, di pensiero e di scelta. Perché risposta emotiva ed esperienza della libertà non sono della stessa pasta.
Certo, le emozioni sono indispensabili alla nostra sopravvivenza, tanto da renderci del tutto simili a moltissimi animali, con le medesime strutture neurobiologiche dedicate alla risposta emotiva. Ma solo l’essere umano ha a disposizione facoltà neurali che consentono l’esercizio della libertà. Facoltà che attingono a reti collocate nella corteggia, quindi altrove da dove si trovano le reti sinaptiche che generano la reazione emotiva.
Perché la libertà non è animalescamente e reattivamente fare tutto quel che generano le emozioni. Invece è l’esito di una scelta, di un atto di riesame e pensiero. Esercitiamo la libertà che la nostra mente può praticare quando prendiamo decisioni, scegliendo tra le possibilità che abbiamo a disposizione, che riconosciamo e di cui siamo consapevoli. Non si è liberi nel provare simpatia o antipatia, commozione e rancore. Si è liberi nella possibilità di valutare e decidere se seguire oppure no il timore che ci frena, la diffidenza che ci trattiene, il gesto aggressivo che ci verrebbe.
La libertà è il prodotto delle possibilità della nostra mente di riflettere, di riesaminare, di contrastare la risposta emotiva, quando ne comprendiamo l’inefficacia o l’inutilità. Rinunciamo alla libertà quando invece lasciamo alla sopraffazione delle emozioni di impadronirsi dei nostri pensieri, dei nostri gesti, delle nostre scelte, quando subordiniamo all’irruenza della reazione emotiva l’indipendenza della riflessione, che si avvale di dubbi e di analisi, di valutazione e di attenzione ai fatti.
Le emozioni sono un aiuto irrinunciabile, perché ci accompagnano nel costruire legami, nel vivere sentimenti, nell’allineare la nostra vita al mondo degli altri. Ma hanno bisogno di una mente indipendente, non per negarle e rifiutarle, per sopprimerle, ma per non esserne soggiogati. Per saper dare alle emozioni direzione e valore, per saper comprendere quando richiedono di essere guidate, ascoltate oppure ignorate. L’indipendenza emotiva è nella capacità di tenere la giusta distanza dalle proprie emozioni: farsene travolgere quando sono i sorrisi e l’allegria, ma da saper tenere a bada quando sono preoccupazioni, ostilità o timori eccessivi, che mortificano e sopprimono la libertà di essere migliori.