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GianMaria Zapelli elsewhere

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La necessità dell’insicurezza

La necessità dell’insicurezza

La sicurezza è largamente invisibile. Infatti, non viviamo solo la percezione consapevole di sentirci sicuri. In realtà la nostra mente ci fornisce dosi massicce di sicurezza, sennonché per lo più non l’avvertiamo. 

È la sicurezza dell’automatismo delle reti sinaptiche, delle innumerevoli abitudini spontaneizzate, che adottiamo senza alcuna apprensione, né incertezza e insicurezza. Modi abituali di sentire, pensare e agire, che applichiamo inconsapevolmente, quindi tranquillamente, senza dubbi ed esitazioni. Sicurezza significa affidarsi, senza vigilanza né tentennamenti, ai nostri gesti, alle nostre scelte, alle nostre percezioni. Poiché sarebbe insopportabile, psicologicamente, se fossimo costantemente incerti in ciò che facciamo o pensiamo. Sicurezza significa non preoccuparsene.

Ma vi sono circostanze in cui siamo invece richiamati alla vigilanza, a preoccuparci di quel che stiamo facendo, o che dovremmo affrontare. Avvertiamo l’insicurezza. Attivata da una reazione emotiva il cui scopo è allarmarci. Questo stato di allarme ha una potenza esperienziale molto più importante dell’invisibile e costante sicurezza che abbiamo con noi. Tanto da risuonare come un’invasione, una minaccia. Essere insicuri è disagevole. Risveglia la coscienza.

Eppure l’insicurezza, proprio per la sua natura, è anche virtuosa, perché innesca attenzione, riesame, analisi e pensiero. È l’insicurezza che induce a ricorrere in modo più accurato alle nostre risorse cognitive, rispetto alla semplificazione inconsapevole della spontaneità.

Certo è psicologicamente necessario contenere gli stati di insicurezza, per ottenere una un’indispensabile esperienza di fiducia in sé stessi e nella vita. Ma che dire se siamo troppo in fuga dall’insicurezza, se ne viviamo solo la sua versione destabilizzare, paralizzante e disagevole? 

Perché se cerchiamo troppo di evitare l’insicurezza, se cerchiamo troppo lo stato confortevole e spontaneo della sicurezza, ci stiamo anche privando di esperienze che ci richiedono di imparare, di capire meglio, di interrogarci, di dubitare, di avanzare con cautela e attenzione. Ci stiamo privando di evoluzioni.

Vi è una serenità incolume che si ottiene sottraendoci, rifugiandoci nella sicurezza o nel desiderio di possederla. E vi è una serenità che trova nella fragilità gioia e necessità, quando con passo incerto e cauto, con insicurezza, sappiamo che stiamo andando oltre.

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