Che non siano stati affatto cacciati, in realtà, Eva e Adamo. Piuttosto la loro forse fu una fuga, una scelta premeditata ed intenzionale di lasciare il paradiso. Più precisamente, una scelta di Eva, che costringe l’opaco e incerto Adamo a seguirla. Eva che sceglie di cogliere la mela, del peccato della conoscenza. Eva che comprende e capisce a fondo l’avvertimento del serpente, della vita generativa che rappresenta.
Una scelta per avere una vita significativa. Quando tutto è uguale come riconoscere quel che ci sta accadendo? Quando non hai nulla che puoi sognare di meglio di quel che vivi, quando ogni giorno è la ripetizione dello stesso ed è perfetto senza che tu ne sia consapevole, poiché non hai mai conosciuto l’imperfezione, come è possibile coltivare un futuro di sogni? Il cuore ha bisogno di pensarsi di più e di avere immaginazione di tempo che muta e si trasforma.
Senza l’esperienza della differenza non esiste consapevolezza. Eva e il suo Adamo si sono liberati dal medesimo e sono precipitati nella differenza, nella coscienza e nella libertà. E anche nei sensi, nel sentimento della propria nudità e di possedere una corporeità privata, intima, sessuale.
La conoscenza ha un costo? Certo, quello del patimento e della fatica, della responsabilità.
Di certo non viviamo in un paradiso, e neppure abbiamo avuto la possibilità di scegliere. Ma possiamo scegliere se ci pare valga la pena la conoscenza e la consapevolezza, se abbia valore la libertà della differenza e della possibilità di avere sogni. Perché questo richiede di chiederci, come probabilmente fece Eva, quanto siamo disposti a difenderla e realizzarla a costo anche di fatica e sofferenza e, naturalmente, di responsabilità.